«Mi ha minacciato con un coltello»

Omicidio di San Silvestro, il racconto di Claudio Ghesla: Sara lo avrebbe affrontato con una lama



TRENTO. «Mi ha minacciato con il coltello». Così ha raccontato Claudio Ghesla poche ore dopo la morte di Sara Micolta Marquez. Poi non ha più aggiunto nulla. Non ha spiegato in che modo e quale coltello la ragazza avrebbe preso in mano per spaventarlo. Una minaccia che non è ancora stata inserita perfettamente nella sequenza dell'omicidio di San Silvestro. Se Sara ha preso in mano il coltello lo ha fatto per difendersi perché lei stessa si sentiva in pericolo? Oppure è stato quella lama a spingere l'imbianchino di Calceranica a prende la prima bottiglia e a colpire in volto la sua ragazza? Domande, queste, che sono ancora senza risposta visto che Ghesla si è chiuso in se stesso.

Dopo le prime ammissioni fatte nella notte fra il 31 dicembre e il primo gennaio l'uomo infatti non ha più voluto parlare tanto che si è avvalso della facoltà di non rispondere in sede di convalida. Ed è possibile che non ci siano altri interrogatori almeno fino a quando non ci saranno i risultati della perizia - voluta dalla difesa sostenuta dall'avvocato Mirella Cereghini - che dovrebbe dire se al momento del massacro l'uomo era capace di intendere e di volere. Tornando alla presunta minaccia di Sara, nel corso delle verifiche nell'appartamento del residence di via Brennero, è stato sequestrato un coltello ed è possibile che dagli accertamenti che verranno eseguiti, si potrà capire se il racconto di Ghesla è veritiero o meno.

Ricordiamo che Sara Micolta Marquez, colombiana di soli 28 anni, fu trovata la sera di San Silvestro agonizzante nel suo appartamento. Il cranio sfondato, il dissanguamento le cause della morte della ragazza che è stata colpita con due bottiglie. La prima al volto, la seconda, di spumante più resistente, sarebbe stata usata per colpire ripetutamente la testa della donna. Alla polizia la prima indicazione utile arriva dalla convivente di Sara che poco prima aveva visto uscire dal residence Claudio. Lo conosce perché la sua amica ha una relazione con lui da circa sei mesi. Iniziano le ricerche mentre, si scoprirà poi, Ghesla assieme ad un amico è andato a cena nel veronese. La polizia riesce a farlo tornare a Trento grazie ad un viado e fuori da un locale di via Brennero scatta la trappola.

Il cerchio sembra essersi chiuso e nei confronti dell'uomo scatta l'arresto con un'accusa pesantissima: omicidio volontario. Dalla mattina del primo gennaio lui è in carcere a Spini mentre nei prossimi giorni il corpo di Sara dovrebbe tornare in Colombia. L'associazione che raccoglie quanti, arrivati dallo stato di Gabrial Garzia Marquez vivono a Trento, ha dato vita ad una colletta per raccogliere il denaro necessario al rimpatrio della salma. Quando l'aereo arriverà al di là dell'Oceano la famiglia di Sara potrà dare l'ultimo saluto alla giovane.













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