Gli anziani hanno lo chef con i piatti della tradizione 

Accordo tra case di riposo di Nomi e Cavedine: servizio pasti, anche a domicilio Nè minestrine né crescenza, Davide Colorio punta su pizoi, panada e brobrusà


di Flavio Rudari


NOMI. Gli ospiti potranno avere a pranzo la zuppa di "pizoi", la panada o il brobrusà. Magari è la ricaduta positiva meno importante, ma conta anche questo nell'accordo tra le Rsa di Nomi e di Cavedine per il servizio pasti. Le due Apsp - Valle dei Laghi e Opera Romani - sono le prime in Trentino a stringere un accordo consortile per il servizio ristorazione. I pasti verranno cucinati nella cucina della casa di riposo di Nomi, grande e ben strutturata, a servizio anche per la Rsa di Cavedine e gli altri servizi in Valle dei Laghi, permettendo importanti risparmi (nell'ordine del 20% per Cavedine, la quale altrimenti avrebbe dovuto ricorrere a un appalto). Circa la metà delle Apsp trentine dà il servizio ristorazione in appalti, sia per ragioni di costi, sia di complessità nel gestire da soli tutta la filiera della cucina. Il servizio viene così affidato tramite gara europea ad aziende specializzate, spesso di una certa dimensione (per Cavedine c’era una multinazionale con sede in Francia), che poi prendono in gestione la cucina. Tutto a posto, per carità, ma certo non si può pensare di cucinare l'orzotto alla trentina, come fa lo chef Davide Colorio, responsabile di cucina dell'Opera Romani. Cavedine e Nomi collaborano da qualche anno (in comune hanno il direttore, Livio Dal Bosco) e hanno pensato di mettere in comune ciò che funziona bene, in questo caso la cucina, da poco ristrutturata, di Nomi. In febbraio hanno cominciato la collaborazione, e da qualche settimana è a regime: Nomi ora sforna ogni giorno 600 pasti, 250 mila all'anno circa, 70 mila in più rispetto a prima. I piatti verranno serviti nella Rsa di Cavedine e nelle strutture dell'Opera Romani, e a domicilio in valle dei Laghi e in Alta Vallagarina (un centinaio al giorno). Ora, tra fornelli e trasporto, lavorano venti persone, a coordinarle è lo chef Colorio. «Puntiamo molto sulla cucina locale, piatti e prodotti di cui i nostri ospiti si ricordano. I gusti di una volta, ai quali gli anziani sono legati. È una falsa credenza che in casa di riposo si mangi solo minestrina o crescenza, c'è una ricerca». «E - assicurano le presidenti Francesca Parolari e Denise Vaia - i nostri ospiti ne sono entusiasti». Le risorse risparmiate da Cavedine verranno dirottate sul miglioramento dell'assistenza. E per chi non lo sapesse, i pizoi sono i piselli secchi. (m.s.)

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