Provincia di Trento, mille domande per avere l'anticipo del Tfr

Con l’aria che tira e la prospettiva di raggiungere liquidazione e pensione (se ci sarà ancora) tra venti o trent’anni, i dipendenti provinciali trentini si tuffano sull’anticipo del tfr


Luca Marognoli


TRENTO. Meglio pochi ma subito. Con l’aria che tira e la prospettiva di raggiungere liquidazione e pensione (se ci sarà ancora) tra venti o trent’anni, i dipendenti provinciali si tuffano sull’anticipo del tfr. Negli ultimi 4 anni e 10 mesi le domande presentate sono state quasi un migliaio (954). La gran parte, dal 30 al 40%, è legata all’estinzione anticipata o alla riduzione di mutui o prestiti.
E’ una tendenza che si riscontra un po’ in tutti i settori, ma i numeri di “mamma Provincia”, proprio perché ha tanti “figli” (i dati si riferiscono ai circa 9 mila dipendenti di piazza Dante e agli enti funzionali, esclusi Azienda sanitaria, scuola e Comuni) fanno veramente impressione. Di settimana in settimana, si succedono a ritmo costante le determinazioni del dipartimento organizzazione del personale e affari generali con cui il beneficio viene concesso ai singoli dipendenti.
L’andamento delle domande è piuttosto costante: 183 nel 2006, 173 nel 2007, il picco di 239 nel 2008, 177 l’anno scorso e 182 alla data del 31 ottobre. Un ritmo di 18 domande al mese, che fa presumere che anche nel 2010 ci avvicineremo al livello del 2009. Solo in quell’anno erano state 103 le domande legate all’estinzione anticipata, o riduzione, dei mutui, che è di gran lunga la maggiore molla che spinge i dipendenti a richiedere l’anticipo. Una delle ipotesi è che il record di richieste fosse correlato al momento di crisi economica, che nel 2008 è deflagrata a livello globale.
Ma quali sono i requisiti per la richiesta? «Abbiamo un allegato contrattuale che specifica i motivi e se ci sono le risorse messe a bilancio si paga», spiega il dirigente del dipartimento, Silvio Fedrigotti. «Lo stanziato in un anno è di 4 milioni». Bastano o qualcuno rischia di restare fuori? «Di solito avanza sempre qualcosa», risponde il capo del personale. «La media è di 15-20 mila euro». I richiedenti hanno età media e famiglia. «Ci vogliono almeno 8 anni di servizio, quindi prima dei 35 anni è difficile accedere».
Il boom è avvenuto alla fine del decennio scorso. «Negli anni ’80 i motivi erano più limitati, essenzialmente l’acquisto di prima casa e le spese mediche, e l’importo anticipato era meno elevato: il 70% del 40% a carico della Provincia, equivalente a circa il 30% del maturato. Il vero salto è stato nel ’97, quando è stata estesa la gamma dei motivi e incrementato l’importo. Oggi infatti si arriva fino al 70% del maturato, restando comunque nei limiti della spesa documentata». Oltre all’estinzione anticipata di mutui o prestiti, le voci previste sono le seguenti: le spese sanitarie, l’acquisto o costruzione dell’unico alloggio, i lavori di ristrutturazione di quest’ultimo, gli oneri di studio per i figli, l’acquisto o costruzione dell’unico alloggio per il figlio maggiorenne, motivi di particolare gravità e fruizione dei periodi di congedo. «Sono somme comunque maturate - conclude Fedrigotti - e il dipendente ci rimette la rivalutazione, che corrisponde ogni anno a un punto e mezzo fisso più il 75% dell’inflazione. In questo momento lasciare i soldi in Provincia è più interessante dei Bot». Non tutti, però, possono permetterselo.

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