Per salvare l’Ariston una giornata di trattative

Davanti a Confindustria presidio dei lavoratori dello stabilimento di via Manzoni Lungo confronto fra sindacati e vertici aziendali per evitare i licenziamenti



ROVERETO. Il confronto fra sindacalisti e azienda sul futuro della fabbrica Ariston di via Manzoni è stato lunghissimo ed estenuante negli uffici della sede di Confindustria. Da mattina fino a notte inoltrata. Una giornata intensa di trattative che era iniziata davanti a Confindustria con il presidio di una decina di operai, decisi a manifestare contro la volontà della multinazionale di trasferire parte della produzione in altri stabilimenti del gruppo. Al tavolo delle trattative ieri hanno partecipato i dirigenti dell’azienda, Michele Guarda della Fiom Cgil e Anna Damiano della Fim Cisl. Un incontro delicatissimo per tentare di salvare il salvabile dell’azienda roveretana, condannata da una scelta di mercato. Nelle intenzioni di Ariston c’è la volontà di trasferire una parte della produzione roveretana all’estero: ciò comporterebbe il licenziamento di 45 operai, la metà esatta dell’attuale forza lavoro presente nello stabilimento di via Manzoni (ex Merloni). Ma al momento di andare in stampa, ieri sera dall’incontro non erano emersi ulteriori dettagli e ragguagli.

Una vicenda delicata e dolorosa per decine di famiglie che si innesta in una situazione industriale penalizzata dalla crisi economica. Sulla quale anche il consigliere provinciale del Pdl, Pino Morandini, ha deciso di intervenire, presentando una interrogazione al presidente Dorigatti. «E’ bene che la politica non sia indifferente dinnanzi alle preoccupazioni di questi lavoratori - scrive - per più ragioni. Anzitutto perché dietro ciascuno di essi c’è una famiglia al cui mantenimento sarà difficile provvedere se costoro si ritrovassero, tanto più in questa delicatissima fase, senza lavoro. Ma anche perché la multinazionale in oggetto - che conta 18 siti produttivi in dieci paesi con 6.400 dipendenti ed esporta in tutto il mondo - è già stata beneficiara, tre anni oro sono, del cosiddetto “fondo Olivi”. Ora la Provincia non può far finta di nulla e deve interfacciarsi coi vertici aziendali per valutare tutte le possibilità che possano evitare il temuto e consistente licenziamento, nei prossimi mesi, di decine di lavoratori».

Lo stabilimento Ariston (ex Merloni) oggi occupa 90 lavoratori. Già nel 2005 aveva proceduto alla riorganizzazione aziendale che aveva prodotto un centinaio di licenziamenti. L’anno scorso, per mantenere la produzione nello stabilimento, i novanta operai avevano operato con un orario ridotto del 20% attraverso un contratto di solidarietà. Contratto che scade a luglio e che l’azienda non intende prolungare. ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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