Nasce a Trento l’Istituto «Bauman» di cultura ebraica

Ada Neiger e Luca de Angelis, dell’università di Trento, sono i due fondatori



TRENTO. Tra i progetti che il neonato Istituto culturale ebraico del Trentino intitolato al sociologo Zygmunt Bauman (Icet) ha intenzione di realizzare c’è anche una sorta di tour, espresso in una guida, alla riscoperta dei luoghi storici dell’ebraismo in provincia. «Progetto a carattere turistico culturale», viene definito. A breve, invece, si svolgerà un seminario di due giorni, il 28 e 29 gennaio prossimi a Trento, sull’antisemitismo in letteratura. “Il giallo e il nero. Riflessi dell’antisemitismo nella letteratura ebraica moderna” il titolo del convegno. Ada Neiger e Luca de Angelis, dell’università di Trento, sono i due fondatori dell’istituto.
Certo l’episodio più eclatante che coinvolse, tragicamente, gli ebrei trentini risale al XVº secolo quando, era la pasqua del 1475, la comunità del capoluogo fu accusata, ingiustamente, della morte del piccolo Simone, due anni e mezzo, figlio di Andrea, conciapelli cristiano. Il piccolo fu ritrovato straziato in una roggia che attraversava lo scantinato della casa di uno dei maggiori rappresentanti della piccola comunità ebrea, una ventina di persone in tutto. Ne seguirono processi e condanne a morte. Una ferita nei rapporti tra cattolici ed ebrei sanata solo nel 1965 con il decreto episcopale del vescovo Alessandro Maria Gottardi e una successiva targa posta sopra l’entrata dell’ex sinagoga in vicolo dell’Adige.
Echi di quella vicenda sono poi arrivati fino ai giorni nostri con il saggio di tre anni fa dello storico Ariel Toaff, “Pasque di sangue”, in cui veniva sostenuta l’ipotesi che alcune comunità ebraiche ashkenazite dell’area germanica compissero, nei secoli passati, sacrifici umani per raccogliere il sangue per il pane azzimo pasquale. Tirando così in ballo il caso di Trento. Ne seguì una polemica di una violenza inaudita - che non diede certo lustro all’intelligenza di molti esponenti della comunità ebraica nazionale e internazionale - tanto da costringere l’autore a ritirare il saggio, che divenne un cult ricercato su eBay e fu poi ripubblicato con alcune precisazioni.
Tutto ciò per riassumere il pregresso, perlomeno quello più evidente, sul quale viene ad innestarsi un istituto culturale come quello costituitosi a metà dicembre il quale si pone l’obiettivo di diffondere «la conoscenza dell’ebraismo e divulgare la cultura ebraica». «L’attività dell’istituto sarà consacrata - affermano i fondatori - alla divulgazione degli ideali universalistici maturati dall’esperienza ebraica nei secoli di diaspora in vista della costruzione di un dialogo interculturale-interreligioso, per la crescita civile e democratica e l’elaborazione di una concreta cultura della pace». Non solo. Prendendo come punto di riferimento il genocidio perpetrato ai danni degli ebrei nella seconda guerra mondiale ad opera dei nazisti, l’istituto ragionerà sul presente. «Quei meccanismi- si afferma - possono riprodursi oggi colpendo altre minoranze: gli immigrati, i neri, gli arabi, gli omosessuali. In questo quadro si colloca il progetto didattico della “Scuola della memoria” da attuare negli istituti scolastici, insieme alla formazione di una biblioteca tematica e di una videoteca specifica sulle persecuzioni. L’istituto intende così fungere da centro di monitoraggio dell’antisemitismo e del razzismo ma anche offrire il suo apporto ad un’etica della memoria».

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano