La storia di Arturo: i miei cinque mesi all’hotel sotto le stelle

Giannini ha passato la prima notte all’ostello della gioventù:. «Mai patito il freddo ma vorrei stare qui per sempre»


di Luca Marognoli


TRENTO. Arturo Giannini torna all'ostello della gioventù attorno alle 13. Ha appena pranzato al ristorante della Conad, in via Torre verde: lasagne, fagiolini e insalata. “Chi ha pagato? Io: avevo ancora 50 euro da spendere, domani arriva la pensione...”. Da 24 ore la sua “casa” non è più sotto il ponte della tangenziale, che chiamava “grand hotel ponte dei sospiri”, o “albergo delle stelle”: ora ha una stanza e un letto al caldo, anche se – racconta – “il freddo non l'ho mai sofferto sotto le mie tre trapunte”.

Vedo che ha un bel piumino rosso nuovo...

Me l'ha regalato Francesca, una signora che lavora in una ditta di autotrasporti. Ha letto il giornale ed è venuta lì. Ma un po' tutti quelli che passavano mi davano qualcosa.

Essere diventato così “famoso”, con la sua foto sui giornali, le è servito a qualcosa almeno...

Sì, mi hanno anche chiamato Marlon Brando 2, perché dicono che gli assomiglio. Strano perché prima mi davano del sosia di Vianello.

E' vero: assomiglia più a Vianello. Oggi ristorante allora...

Ci sono andato con un pensionato di Gardolo, Germano, che passa sempre sotto il ponte. Un giorno si è fermato: lo ha fatto lui, perché io non fermo mai nessuno. Era agosto: sa, io vivo lì da cinque mesi, ho anche dormito due giorni sotto il palazzo del Comune.

Come mai?

Perché mi hanno sfrattato: abitavo vicino allo stadio, ma pagavo 450 euro e con 620 di pensione non ce la facevo. Così non ho più pagato: prima mi hanno tagliato la luce e il gas, poi mi hanno mandato via.

Il Comune dice che lei una casa ce l'aveva a Ravenna.

Avevo un monolocale, una casa popolare, ma ci sono stato solo un anno e mezzo. Faccio l'elettricista e avevo trovato lavoro laggiù. Poi però sono tornato qui: io a Trento, in quella casa, ci ho abitato 26 anni... Ho raggiunto la pensione, ma sarebbe stata più alta se non avessi perso cinque anni per colpa della gola (mostra un grosso rigonfiamento sul collo, ndr).

Cosa le è successo?

Mi hanno messo una cannetta per respirare, ma il collo si è gonfiato. Sono andato avanti e indietro dall'ospedale per un bel po'. Adesso sto bene, ma dopo la pensione, 12 anni fa, per vivere ho continuato a fare lavoretti nelle case: prima a Trento, poi a Ravenna.

Quando è tornato è finito sotto il ponte. Come mai?

Dove vuole che vada. Ho cercato casa, ma la mia era già occupata e sa quanto costava un monolocale? 6-700 euro. Sono stato due notti sotto il Comune, ma il sindaco ha detto che lì non mi voleva più vedere. Non volevo creare problemi e sono andato sotto il ponte. Sapevo che c'era quel posto. Io lo chiamo “grand hotel ponte dei sospiri” perché tutti quelli che passano si fermano e sospirano: haaaa.... (ride). Sul retro invece lo chiamo “albergo delle stelle”. Lo scriva che sono uno spiritoso...

Come passava le sue giornate sotto il ponte?

Andavo a fare la spesa al Prix, anche se allontanarsi era un rischio: una volta mi hanno portato via una borsa piena di biancheria, l’altra il portafoglio che mi era scivolato dalla tasca, durante la notte. Sa, lì la porta era sempre aperta... (ride ancora). Ma soldi non ce n’erano, solo i documenti e ho fatto denuncia.

Come si vive all’addiaccio?

Avevo una bella radio grande, una pila che mi aveva regalato un ferroviere assieme a una delle sue tute pesanti. Poi avevo pacchi di indumenti, lo chieda a chi mi ha aiutato a portarli all’ostello, il sacco a pelo e coperte nuove regalatemi dalla signora Francesca.

Poteva cucinare?

Avevo il fornelletto: mi facevo la pasta asciutta o la pasta e fagioli. Ma c’era anche gente che mi portava da mangiare.

Qualcuno ha mai pranzato con lei?

No, quello no: può darsi che si vergognavano ma io non avevo problemi se venivano. Avevo il tavolo e una sedia sola, ma potevano sedersi sul materasso...

Come faceva per il bagno?

Andavo dal custode della casa di prima: me lo faceva fare due volte in settimana.

E il gabinetto?

Andavo in riva all’Adige: nessuno mi vedeva dietro i cespugli...

Il Comune afferma di averle già proposto un posto al coperto.

Mi avevano offerto la Bonomelli, ma non ho mai voluto andarci. La maggior parte lì sono extracomunitari e fanno casino. Poi si dorme tutti assieme: preferisco stare da solo.

Come è stata la prima notte all’ostello?

Tranquilla. Magari mi lasciassero qui per sempre.

Un posto caldo almeno.

Non ho mai avuto freddo dov’ero prima: dormivo sotto tre trapunte. Gli assistenti sociali sono venuti sette volte, ma mi dicevano sempre le stesse cose: come stai, hai bisogno di qualcosa... Io rispondevo: bene, per fortuna c’è la salute.

Ha un piumino marchiato La Trentina e un berretto dell’Us Quercia. Tutto sponsorizzato...

Sì, ma voglio essere pagato. Mi accontento di poco: sigarette e caffè.

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