La «guerra dei pesci rossi» porterà il Gabibbo in Vallarsa

Messi nella fontana di Raossi contro le zanzare, hanno innescato liti e un divieto comunale Intanto Villa Lagarina chiede ai pescatori un po’ di scardole per difendersi dalle «tigri»


di Luca Marsilli


ROVERETO. Probabilmente arriverà il Gabibbo, già allertato, e ci andrà a nozze. Perché la «guerra dei pesci rossi» in Vallarsa è talmente gustosa che non serve un genio della comicità per farne una barzelletta nazionale.

Sette pesci rossi in una fontana, quella di località Piazza a Raossi; una vicina (per modo di dire: tra lei e la fontana ci sono un parcheggio ed un orto) che non li sopporta perchè sostiene che puzzano. Forse confondendo l’odore che sale da un vascone stagnante detto «il pozzo» che si trova poco più a valle con quello dei poveri carassi. Comunque sia, il sindaco Gios, fiero custode delle tradizioni locali, si schiera contro i pesci. C’è da tutelare l’uso storico delle fontane per lavare i panni ed i pesci sono incompatibili col detersivo. Nel regolamento che stabilisce come si possono tenere gli animali in Vallarsa, spunta un esplicito divieto di mettere pesci nelle fontane: integra abbandono di animale, come lasciare il cane in autostrada. Ma dei pesci di Raossi cosa si può fare? Saranno ospitati dalla casa di riposo, dove in fretta e furia (lavori d’urgenza?) si sta allestendo una vasca adatta. Darli al gatto non sarebbe stato in linea con la vena animalista esplosta nella valle.

Ma come ci sono arrivati quei pesci rossi a Raossi? «Ce li ho messi io due anni fa», allarga le braccia Cristian Carrara, guardiapesca volontario e vallarsero «acquisito» per parte di moglie. «Cinque anni fa avevamo preso due pesci rossi: i bambini li tenevano in una vaschetta. Poi sono cresciuti troppo, ci stavano evidentemente male. E li abbiamo messi lì, nella fontana sotto casa della nonna. Così si mangiano anche le larve di zanzara. Erano due ma l’anno dopo nel vascone in cui finisce a valle l’acqua della fontana, la vecchia lavarina che nessuno usa più da una vita, sono spuntati altri 5 pesciolini, figli evidentemente dei due. Scesi per lo scarico, che passa sotto gli orti e finisce al «pozzo». Li abbiamo presi e riportati alla fontana dove sono cresciuti con gli altri».

Frustrando la tradizione di lavare i panni in piazza. «Quella non è una fontana per lavare i panni: è una vasca rettangolare a bordi verticali, non una lavarina. Ci si prende l’acqua per l’orto o ci si beve, qualche ciclista ci si lava i piedi, ma stop. E comunque usare saponi o detersivi lì sarebbe comunque vietato: l’acqua va al vascone sottostante, la lavarina diventata una specie di palude in decenni di abbandono, e da lì sfiora nel prato. Non è che in nome della tradizione si può buttare detersivo nel Leno. Il problema vero è solo la vicina che dice che i pesci puzzano».

Per inciso, la linea di Vallarsa è decisamente minoritaria.

Rovereto (comune di) impone ai privati di mettere pesci rossi nelle vasche dove si accumula acqua proprio per combattere le zanzare. E Villalagarina ha appena chiesto ai pescatori (Apdv) delle scardole vive per le proprie fontane.

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