Irpef, tolti alla Provincia altri 197 milioni

Napolitano firma, Rossi furibondo: «Violati tutti i patti, impugneremo il decreto e i nostri parlamentari non lo voteranno»



TRENTO. «Insostenibile, impraticabile e inaccettabile. Non solo lo impugneremo, ma daremo anche indicazione ai nostri parlamentari di non votarlo». Ugo Rossi non lesina aggettivi critici e promesse di battaglia durissima, dopo aver letto il testo del decreto Irpef firmato ieri dal presidente Giorgio Napolitano, significativamente dopo un ulteriore imprevisto colloquio con il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, da cui voleva avere maggiori chiarimenti sulle coperture per il tanto celebrato bonus fiscale di 80 euro. Coperture che sembrano tutte ricadere sulle Regioni, in particolare quelle a Statuto speciale. Ieri mattina era stato il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani a lanciare l’allarme, parlando di un taglio di 700 milioni del tutto squilibrato in rapporto ai sacrifici chiesti dal governo al comparto statale. In serata, analizzato finalmente l’articolato, Rossi tirava le somme con amarezza. Già, perché più di somme si tratta ancora una volta di sottrazioni. «Gli effetti di Irpef e Irap consistono in 52 milioni di euro in meno di entrate, cui se ne aggiungono in accantonamenti 17 più ulteriori 5, quindi 22, per un totale di 74 milioni in meno sul bilancio del 2014. Senza contare i 17 previsti dal Patto di stabilità. Per il 2015, invece, le cifre sono anche più alte: 90 milioni di minori entrate Irpef e Irap, 25 di accantonamenti più ulteriori 8, per un totale di 123 milioni in meno sul bilancio. Anche qui, tenendo separati i 25 milioni richiesti dal Patto di stabilità». Un maxitaglio insomma da 197 milioni di euro in due anni. Cifre a parte, tra le quali è ormai sempre più difficile orientarsi visto il continuo mutare dei punti di riferimento, chiaro è il giudizio politico del governatore: «Si tratta di una manovra con copertura tutta sulla pelle delle Regioni, in particolare quelle speciali. Con profili di violazione statutaria per via della previsione di ulteriori accantonamenti forzosi in violazione dell’Accordo di Milano, così come nella riaffermazione di principi di riserve all’erario che non possiamo accettare». E qui il riferimento è ai recuperi dell’evasione fiscale, i cui frutti secondo il decreto del governo sono destinati a puntellare solo il bilancio dello Stato. Il meccanismo di copertura sembrerebbe essere una semplice partita di giro: bonus fiscali sì in termini di detrazioni, ma con bilanci Inps da appianare attingendo alle risorse degli enti pubblici. Ma la delusione, se possibile, è ancora maggiore per via della totale assenza nel testo di “agganci” della partita accantonamenti alla trattativa finanziaria più generale che le Province stanno portando avanti con Roma, con l’obiettivo di una chiusura positiva entro giugno: come dire insomma che anche l’accordo politico che faticosamente sembrava raggiunto si sta ora rivelando carta straccia. Un tavolo che Rossi intende comunque riaprire al più presto: non a caso già l’altro ieri aveva scritto al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Del Rio per chiedere di velocizzare la pratica. Rossi ieri sera si è anche sentito al telefono con il collega altoatesino Arno Kompatscher, per la cui Provincia i “sacrifici” imposti dal decreto sono analoghi: d’accordo, i due governatori, nel giudicare inaccettabile il provvedimento del governo non solo in termini di violazione dello Statuto, ma anche - e soprattutto - rispetto all’accordo politico sugli accantonamenti. ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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