Il Tar vieta la caccia sui terreni del Wwf

Spormaggiore, confermata la delibera provinciale che tutela dieci ettari


Gianfranco Piccoli


SPORMAGGIORE. Caccia vietata nei terreni del Wwf e del Fai dove si svolge attività didattica o di inserimento sociale e lavorativo. Lo ha stabilito il Tar, respingendo un ricorso presentato dall'Associazione cacciatori del Trentino contro la decisione della Provincia di vietare l'uso delle doppiette su dieci ettari di terreno a Spormaggiore in parte di proprietà di Wwf e Fai.

Il Tribunale amministrativo regionale si è dunque pronunciato a favore della delibera provinciale che vieta la caccia nei terreni del Wwf e del Fai (Fondo per l'ambiente italiano) dove si svolge attività didattica o di inserimento sociale e lavorativo. Si tratta di dieci ettari di terreno a Spormaggiore, in parte di proprietà di Marco Osti, in parte affidati allo stesso Osti da Wwf e Fai.

La delibera contestata risale al 5 agosto dell'anno scorso, ma già in precedenza (nel 2008) la giunta provinciale aveva dichiarato off limits l'area oggetto del contendere. Marco Osti aveva presentato richiesta all'ente pubblico di inserire i dieci ettari nelle zone di divieto di caccia, in quanto sul terreno si svolgono vari tipi di attività. Tra questi la «fattoria didattica», che prevede la presenza durante tutto l'anno di scolaresche che partecipano a visite guidate, anche in collaborazione con il Parco Adamello Brenta. Tra le altre cose, il fondo ospita durante l'anno persone diversamente abili (inserite nel progetto Biolavoromio, finanziato dalla Provincia e realizzato in collaborazione con la cooperativa Samuele di Trento). Vi sono poi progetti formativi individuali, con stage in azienda, in collaborazione con la Fondazione Edmund Mache. Tutte attività che sono già state accertate dalla Provincia attraverso anche una serie di sopralluoghi, tanto che a conclusione dell'istruttoria è stata accolta la richiesta di Marco Osti di vietare la caccia.

Nella sostanza i giudici del Tar hanno accolto in toto le argomentazioni della Provincia, comprese quelle relative all'esiguità del fondo - dieci ettari - rispetto alla totalità complessiva della riserva di caccia di Spormaggiore, pari a 3.000 ettari complessivi.

Non c'è stata dunque, per il tribunale amministrativo di Trento, alcuna errata applicazione della legge. Il ricorso dell'Associazione cacciatori trentini è stata quindi respinta.













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