Il capo "invisibile" della scuola trentina


Alberto Faustini


Le definizioni si sprecarono: l’uomo giusto al posto giusto. Una scelta illuminata e fondamentale in un momento così delicato. L’unica persona in grado di gestire questa riforma e la sfida del futuro. Qualcuno lo criticò per la vicinanza a questo o a quello. Per il suo passato troppo universitario ed «egidiano» o per il suo presente troppo scolastico e «gelminiano». Ma il tappeto rosso, alla fine, l’hanno steso quasi tutti. Peccato che lui - l’ottimo dottor Marco Tomasi - non sia mai arrivato. Per carità, prima o poi giungerà. Ma resta il fatto che l’annuncio - con conseguente, rivoluzionaria delibera - è stato dato a Natale. E da allora la neonata filiera scuola-università, giustamente unificata per gestire al meglio un settore a dir poco strategico, non solo non ha un nuovo dirigente generale, ma non ha nemmeno quello vecchio. Perché Carlo Basani è andato in «pensione». Pensione per modo di dire, perché è già rientrato: ma al Servizio emigrazione, non al Dipartimento istruzione.
Se chiamate il ministero dell’Istruzione e dell’Università, a Roma, vi diranno che il megadirigente galattico Marco Tomasi - che qui si aspettava, se non a gennaio, perlomeno a febbraio o a marzo - lavora regolarmente lì. Qualcuno vi mormorerà persino che non si muoverà: non prima della fine dell’anno scolastico, almeno. Già, perché la Gelmini mica molla uno stratega prezioso appena finito il primo quadrimestre, in un momento così difficile per una scuola italiana sommersa dalle critiche e dai problemi.
Ma la Provincia autonoma di Trento non aveva assunto Tomasi proprio per gestire questo delicato passaggio? Non doveva prendere per mano la scuola dell’era dalmasiana e governare la famosa «provincializzazione» dell’Università insieme al ritrovato ex compagno di viaggio Massimo Egidi (rettore del nostro Ateneo quando Tomasi era il direttore generale)?
Ho già avuto modo di scrivere che ripristinare la coppia Egidi-Tomasi può essere un colpo di genio - a patto che non sia un malcelato commissariamento dell’attuale rettore Bassi -, ma non potevo immaginare che Tomasi sarebbe arrivato a buoi già scappati, a delega dell’Università alla Provincia già varata dalla Commissione dei Dodici, a programmi per il prossimo anno scolastico già pensati, a vacanze imminenti. Chi, soprattutto fra gli accademici, teme l’irresistibile forza della tenaglia della Provincia - con Egidi alla Fondazione Kessler e Tomasi al Palazzo dell’Istruzione - può rasserenarsi. Il nuovo Dipartimento sarà anche potente, ma è da mesi acefalo: procede serenamente, si fa per dire, senza pilota.













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