“Caro bambino, preparati a giocare in solitudine» 

La lettera. Le insegnanti della materna di Rallo si rivolgono agli alunni e così descrivono una situazione di difficile gestione. «Prima di aprire dovevano ascoltare chi dentro la scuola lavora»



Ville d’anaunia. Le insegnanti della scuola materna provinciale “Il nuovo germoglio” di Rallo scrivono una lettera aperta ai bambini che tra poco torneranno ad animare, pur con un sacco di limitazioni, ambienti e cortile della loro scuola. Tante novità che saranno difficili da capire e soprattutto da far capire ai piccoli alunni. Molta la preoccupazione che traspare dalle parole delle maestre.

«Ci siamo sentiti a distanza con video, storie e giochi. Ora ci viene data la possibilità di incontrarci (anche se sembra solo con alcuni di voi... sembra), nuovamente, dentro quella che è la nostra scuola. Era una scuola fatta di porte aperte, finestre spalancate sulla piazzetta degli incontri, scuola in cui avevate la libertà di scegliere in quale sezione andare: dove c’era l’amico più amico del momento, lo spazio o gioco che più vi piaceva. Scuola in cui l’autonomia si raggiungeva facendo cose, mettendosi alla prova e soprattutto grazie alla fiducia di un patto tra di noi. Scuola in cui potevate ricavare un angolo in solitudine dove prendersi del tempo per recuperare la serenità o trovare il conforto e la vicinanza con un compagno o con la maestra. Scuola in cui a pranzo facevate inviti da una sezione all’altra».

«Ma non sarà più così! Starete in un unico spazio tutto il tempo scuola con la stessa maestra... Ti misureremo a metro quadro e in 4 metri starà il tuo corpicino che già immaginiamo ribellarsi: sei corpo che corre, idee in fermento, parole in libertà. Non troverai più i tuoi materiali preferiti, ma solamente giochi di grandi dimensioni come al nido (ma noi siamo 3/6 e non ne abbiamo! Pazienza, faremo senza)”. Giugno e luglio sono i mesi del sole, dell’acqua e del giardino, ma ci potremo andare in pochi e a turno: sono vietati gli assembramenti (voi bambini ne siete campioni: 22 ne abbiamo contati dentro la sabbiera un pomeriggio). L’acqua per bagnarsi e rinfrescarsi rimarrà chiusa...!»

«Hanno tolto l’obbligo della mascherina (ma se in una settimana cambiano idea così velocemente su un presidio medico definito indispensabile per la tua e nostra sicurezza, che affidabilità hanno questi tecnici?) - prosegue la lettera delle maestre-Caro bambino ...imparerai a parlare a distanza di sicurezza, a giocare in solitudine e solamente con materiali personali (come colori a matita, pennarelli, forbici...). Daremo tutte le risposte ai tuoi perché, ma, allora, però. Ti diremo che così hanno deciso i “grandi” (che di “grande”, in questa scelta, hanno dimostrato di possedere solo la statura!). Ti diremo che è per la sicurezza tua e dei tuoi famigliari. Dovremo fare un pochino i vigili ed i carabinieri per riuscire a farvi rispettare norme che vanno contro la tua natura di bambino. Se ci vedrai agitate o in ansia, non preoccuparti, perché non sarà facile neanche per le tue insegnanti lavorare in questo modo e la responsabilità cadrà su noi, alle quali siete stati affidati. La salute è una cosa seria, non si prende alla leggera e non si scherza».

«A quanto pare potremo prenderti in braccio quindi, in caso di tristezza o bisogno di consolazione ci siamo (mi sorge anche qui una domanda, ma il distanziamento di almeno un metro serve? Lo tolgono quando crea malcontento e va ad inficiare la stabilità della poltrona? Come la mascherina del resto!). Abbi pazienza, bambino/a, capita che i grandi abbia… Abbi pazienza, bambino/a, capita che i grandi abbiano spesso le idee confuse, contraddittorie, volubili e provino paura, non tanto della tua salute (in questo caso), ma di perdere consensi che sono voti che diventano poltrone!» La lettera si conclude con una critica: «Avrebbero potuto fare di meglio? - Sì, bambini! Avrebbero potuto ascoltare chi dentro la scuola ci lavora, chi ne capisce, chi ti conosce in ogni piccola sfumatura! Si chiamano esperti del settore, ma per rivolgersi a loro serve umiltà!» G.E.















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