Pandemia

Covid, 1681 morti in Trentino. Oggi la Giornata nazionale

Quattro anni di pandemia che hanno stravolto il mondo. Un anno fa le vittime erano 1649: il primo contagio il 2 marzo 2020. Tonina: «Non dimentichiamo chi non c’è più e lo straordinario impegno degli operatori della sanità»

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TRENTO. 1681. Sono i morti di Covid in Trentino fino a oggi, 18 marzo, in cui ricorre la Giornata nazionale per le vittime del Covid, istituita formalmente dal Governo italiano nel 2021 per conservare la memoria di tutte le persone decedute a causa della pandemia partita dalla Cina nel 2020 e che ha travolto il mondo cambiando per sempre le nostre vite.

«Questa giornata ci richiama tutti a una profonda riflessione su quel drammatico periodo che ha profondamente stravolto la nostra quotidianità, per non dimenticare tutti coloro che non sono più qui con noi. Ma per non dimenticare anche lo straordinario e generoso impegno dei nostri professionisti della sanità, delle forze dell'ordine, dei tanti, tantissimi, volontari del mondo sanitario, del sociale e dell'associazionismo nell'affrontare un'emergenza che ci ha segnato profondamente e che ancora non è stata debellata. Basti pensare che ad oggi i morti di Covid dall'inizio della pandemia sono saliti a 1681, mentre lo scorso anno ai primi di marzo erano 1649», ha detto l'assessore alla salute Mario Tonina.

«Non potremo mai dimenticare quei giorni terribili nei quali siamo rimasti chiusi in casa, il primo caso di contagio in Trentino, avvenuto il 2 marzo 2020, e il tragico passo successivo, con la prima vittima della Valsugana il 12 marzo».

«Voglio anche ricordare la solidarietà forte della comunità trentina che ha reagito con coraggio in quelle fasi drammatiche, la dedizione e il senso di responsabilità di tutti coloro impegnati a garantire i servizi essenziali e a proteggere il territorio. E soprattutto l'impegno inestimabile dei nostri operatori sanitari, in prima linea per garantire servizi e cure primarie: sono stati loro ad essere vicini a coloro che stavano morendo, quando non potevano avere accanto i propri cari. Hanno dato conforto ai pazienti, hanno affrontato la malattia con determinazione e hanno dimostrato una straordinaria umanità anche nei momenti più difficili».













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