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Vialli, le condizioni si aggravano. La madre parte per Londra

Il grande ex calciatore e capo delegazione azzurro è ricoverato: da anni combatte contro il tumore al pancreas (foto Ansa)



LONDRA. Si sono aggravate le condizioni di Gianluca VialliLa madre 87enne del grande ex calciatore e capo delegazione azzurro è partita ieri per Londra, dove il Vialli è ricoverato.

Un tumore al pancreas lo perseguita da anni, e la settimana scorsa, in una nota, Gianluca aveva annunciato di sospendere i suoi impegni professionali per «utilizzare tutte le energie psico-fisiche per aiutare il mio corpo a superare questa fase della malattia». Una decisione presa «al termine di una lunga e difficoltosa “trattativa” con il mio meraviglioso team di oncologi», scriveva Vialli ai suoi tifosi ed estimatori «in modo da essere in grado al più presto di affrontare nuove avventure e condividerle con tutti voi. Un abbraccio».

Al drammatico annuncio aveva subito risposto il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, secondo cui Vialli «è un protagonista assoluto della Nazionale italiana e lo sarà anche in futuro. Grazie alla sua straordinaria forza d'animo, all'Azzurro e all'affetto di tutta la famiglia federale, sono convinto tornerà presto. Può contare su ognuno di noi, perché siamo una squadra, dentro e fuori dal campo».

Fedez aveva dedicato un toccante tweet a Vialli: «Il conforto e la forza che mi ha dato Gianluca Vialli durante la malattia non li scorderò mai, spero un giorno di riuscire a sdebitarmi per quello che ha fatto per me. Forza Gianluca siamo tutti con te».

Era stato proprio Vialli, nel novembre 2018, a rivelare significativi progressi dopo la diagnosi di un cancro, un intervento chirurgico e il trattamento successivo. «Sto meglio - aveva raccontato - ma sono curioso di come andrà a finire». Quando l'anno successivo venne chiamato all'incarico federale, definì il suo male «un compagno di viaggio indesiderato», aggiungendo poi che «devo andare avanti a testa bassa, senza mollare mai, sperando che si stanchi e mi lasci vivere ancora per tanti anni». E non c'è dubbio che un ruolo importante lo abbia giocato la sua presenza accanto a Roberto Mancini, e la sua forza morale nello staff azzurro, nella vittoria della nazionale ai Campionati europei dello scorso anno.

L'abbraccio e il pianto liberatorio tra i due ex 'gemelli del gol' sampdoriani al termine della finale di Wembley resta un'immagine a suo modo storica. Dopo quel trionfo Vialli si era eclissato, non era andato a Roma per i festeggiamenti di Euro 2020 ma aveva preferito rimanere a Londra con la famiglia, recandosi poi in pellegrinaggio al Santuario della Beata Vergine della Speranza di Grumello, in provincia di Cremona.

In moltissime apparizioni pubbliche e sui media, Vialli ha sempre fatto riferimento alla malattia: «La malattia - aveva detto ad Alessandro Cattelan in un programma su Netflix - non è esclusivamente sofferenza: ci sono momenti bellissimi. La vita, e non l'ho detto io ma lo condivido in pieno, è fatta per il 20% da quello che ti succede ma per l'80% dal modo in cui tu reagisci a quello che accade. E la malattia ti può insegnare molto. Non dico al punto di essere grato nei confronti del cancro...».

Una lettera aperta al compagno di mille battaglie alle prese con la sfida della malattia è stata indirizzata nei giorni scorsi a Vialli da Antonio Cabrini, campione del mondo 1982 in Spagna. A pubblicarla "La Provincia di Cremona". "Caro Gianluca - ha scritto Cabrini, rivolgendosi direttamente all'amico - quando ho letto sul giornale che hai rinunciato al tuo ruolo di capo delegazione della Nazionale mi si è stretto il cuore. Conoscendo il tuo straordinario attaccamento alla Maglia Azzurra, ho capito che un simile passo da parte tua può avere un solo significato: la partita che stai giocando ti sta impegnando molto! L'avversario, quello che tu chiami 'il compagno di viaggio indesiderato', sta giocando sporco, come un difensore che affonda il tackle, non per conquistare la palla, ma per far male all'avversario. E allora io, da tuo compagno-amico, ti scrivo per farti coraggio. Quante ne abbiamo giocate insieme in Maglia Azzurra!".













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