Ciclismo

«Dal Giro d'Italia un tributo alla Maratona dles Dolomites»

Michil Costa e il tappone dolomitico Alpago-Corvara: «Riconoscimento per 30 anni di passione»


di Maurizio Di Giangiacomo


BOLZANO. Un tempo erano le granfondo ad ispirarsi alle grandi classiche ed alle tappe più belle delle corse a tappe. Quest’anno, forse per la prima volta, sarà il Giro d’Italia a “prendere in prestito” il percorso di una gara popolare: sabato 21 maggio, infatti, la Alpago-Corvara, 14esima tappa della Corsa Rosa, si disputerà interamente sulle strade della Maratona dles Dolomites, che il 3 luglio prossimo andrà in scena per la 30esima volta. Una bella soddisfazione per il comitato organizzatore della notissima grandonfo, presieduto dall’oste ambientalista Michil Costa.

Michil Costa, praticamente la Alpago-Corvara è la “vostra” tappa.

Certo, c’è il nostro zampino. Diciamo che è il riconoscimento per aver portato avanti questo lavoro, che poi è la nostra passione, per trent’anni, un “regalo” da parte degli organizzatori del Giro d’Italia.

Certo, ma sappiamo che per avere un arrivo di tappa, i comitati organizzatori devono pagare: chi si è impegnato per portare l’arrivo del tappone dolomitico in Alta Badia?

I Comuni di Corvara e Badia, il Consorzio turistico Alta Badia, l’Associazione albergatori, tanti volontari e la stessa Maratona dles Dolomites.

In compenso, bisogna riconoscere che la tappa ricalca perfettamente il percorso della Maratona dles Dolomites.

Certo, è la Maratona, compreso il Mür dl Giat di La Villa, la breve ma durissima salita che abbiamo recentemente inserito nei percorsi medio e lungo della nostra granfondo. Credo sia la prima volta che il Giro “copia” una granfondo.

L’esatto contrario di quello che avveniva fino a qualche anno fa, quando erano le gare amatoriali a “scimmiottare” le imprese del grande ciclismo.

Sì, ha detto bene. Penso che qualcuno si sia accorto del seguito che hanno eventi come il nostro. Le granfondo funzionano, anche gli organizzatori di grandi corse quali il Giro d’Italia devono appoggiarsi a noi, l’agonismo e il professionismo non bastano più.

Un discorso valido anche dal punto di vista economico-finanziario: la Maratona dles Dolomites è una vera e propria azienda.

Quando la prendemmo in mano, nel 1997, i ragazzi che l’avevano messa in piedi chiacchierando al bar con un calice di vino in mano erano in difficoltà, noi abbiamo capito che aveva grosse potenzialità. Ora la Maratona ha un fatturato di 2,2 milioni e garantisce un indotto locale di circa 9,7 milioni, allora non ci credeva nessuno.

È uno degli asset più importanti dell’industria turistica locale.

Certo, e mi meraviglio che questa grande opportunità non venga percepita da tutti. C’è grande bisogno di modelli alternativi come quello del turismo della bicicletta.

Torniamo al Giro d’Italia: chi le piacerebbe vedere arrivare tutto solo il 21 maggio, a Corvara?

Mi piace Nibali, non so bene perché, forse perché amo la Sicilia.

Crede che il ciclismo sia riuscito a liberarsi del demone del doping?

E l’atletica? E gli altri sport? Purtroppo, temo che la ricerca per il doping preceda sempre quella dell’antidoping, soprattutto quando ci sono di mezzo grossi interessi, non tanto quelli dei ciclisti, quanto quelli degli sponsor e delle grandi aziende. Questi ragazzi fanno un mestiere durissimo: tolti i primi dieci, gli altri non se li fila nessuno, ma fanno davvero tanta fatica.

Infine, ci parli della Maratona dles Dolomites del 3 luglio, che quest’anno compie trent’anni.

Abbiamo avuto 35 mila domande d’iscrizione, partiranno “solo” in 9 mila, di più non è possibile. Il tema è il viaggio, quello di Ulisse, il ritorno a casa, il tornare a noi stessi. Perché la bellezza è dentro di noi: è la questione di una vita intera.

Twitter: @mauridigiangiac

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