Trento al bivio milionario sul futuro del «Catullo»

La Provincia deve decidere se sottoscrivere nuove quote dell’aumento di capitale E intanto fa «pressione» su Bolzano perché riveda la sua decisione di rinuncia


di Roberto Colletti


TRENTO. Forse temevano una nutrita partecipazione dei duecento dipendenti della Avio Handling in liquidazione alla conferenza stampa in programma ieri nella saletta del Catullo o forse non erano in grado di confermare quanti - un’ottantina? - lavoratori dell'aeroporto saranno presto mandati in cassa integrazione. Fatto sta che il presidente Paolo Arena ed il direttore Carmine Bassetti hanno aggiornato l'appuntamento per illustrare il piano industriale a domani, a Milano. Non che ci siano novità rispetto a quanto contenuto nel documento approvato dall'assemblea del 27 luglio scorso. E' piuttosto cresciuta la tensione sul futuro dello scalo, in vista di un bilancio 2012 che si chiuderà con un risultato ancora una volta in rosso - nel 2011 le perdite ammontavano a 26,6 milioni - e, soprattutto, nell'attesa sinora vana della concessione trentennale per il D'Annunzio, l'aeroporto bresciano controllato da Verona.

In questo quadro incerto Trento valuta se aggiungere un ulteriore milione di euro ai tre già sottoscritti d'aumento di capitale, mentre si agitano molto i rappresentati degli altri enti pubblici soci, dal Comune di Verona alla Camera di commercio, rinfacciandosi inazioni e responsabilità. Il confronto ha coinvolto anche i parlamentari scaligeri senza che, tuttavia, tanta partecipazione democratica abbia sinora prodotto una posizione unitaria, capace di interloquire efficacemente con il ministro Passera, il quale entro l'anno varerà il nuovo piano nazionale aeroportuale. Il Catullo come sarà classificato? E, sopratutto, il D'Annunzio otterrà la concessione che, sola, lo risolleverebbe dai guai di scalo oggi praticamente inutilizzato?

«Attendiamo con fiducia il piano nazionale e poi, nei primi mesi del 2013, abbiamo fondate speranze di ottenere la concessione per il D'Annunzio. Dopo questo passaggio, il piano di rilancio del Catullo potrà decollare», dice il vice presidente Pierluigi Angeli, sintetizzando quanto da tempo va dicendo Arena.

Un passaggio che certamente riguarda la Provincia di Trento che con il 19,25% delle quote è il secondo azionista della società, posizione che crescerà dopo la recente sottoscrizione di 2,9 milioni su 15 d'aumento di capitale deciso in luglio per il rilancio dello scalo. Entro la scadenza, il 31 ottobre scorso, erano stati sottoscritti 10 milioni, mancano dunque 5 milioni all'appello dopo la rinuncia di Bolzano, Brescia e Mantova. Ai soci è già stata spedita la lettera che offre la quota inoptata, essenziale per avviare il processo di risanamento che non può limitarsi alla liquidazione di Avio Handling ed alla cassa integrazione. Ci vogliono anche denari freschi.

In queste settimane Trento deciderà se impegnarsi per un ulteriore milione. Intanto un intenso lavorio di convincimento viene esercitato su Bolzano perché riveda la sua posizione e sottoscriva il milione di euro cui aveva rinunciato, mentre pare che la Camera di commercio di Verona partecipi con 1,5 milioni. Se i soci accetteranno, l'aumento potrà dirsi concluso con successo anche se - punto su cui tutti concordano - la soluzione dei problemi si avrà solamente con la concessione per il D'Annunzio, il che consentirà al Catullo, probabilmente con la cessione di parte della quota di controllo, oggi al 99%, a rientrare dalle perdite e progettare il rilancio.

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