Reddito di garanzia, da oggi regole più severe

La Provincia sospenderà l’assegno a chi non accetta le proposte di lavoro, a chi mente sui requisiti di accesso e a chi è accusato di gravi reati


di Chiara Bert


TRENTO. Diventano più severe le regole per ottenere il reddito di garanzia, la misura che la Provincia di Trento - unica in Italia - ha introdotto nel 2009 per sostenere chi si trova sotto la soglia di povertà, stabilita in 6.500 euro all’anno: controlli più serrati sulle dichiarazioni di chi fa domanda, stop di un anno dopo il terzo rinnovo, sospensione del sussidio a chi dichiara il falso e a chi è accusato di reati gravi.

In due anni sono 6.700 le famiglie che hanno beneficiato dell’intervento di sostegno, per un costo di circa 35 milioni di euro. L’obiettivo delle modifiche approvate ieri dalla giunta provinciale è quello di evitare abusi e provvedimenti assistenzialistici che finiscono per non spronare la persona a reinserirsi nel mercato del lavoro. «Il messaggio che vogliamo dare - ha detto l’assessore alle politiche sociali Ugo Rossi - è che la Provincia aiuta chi ha bisogno ma chiede alle persone un atteggiamento responsabile e di impegnarsi a rispettare le regole».

Queste le novità più importanti. Sarà sanzionato chi non rispetta i criteri per l’accesso al reddito di garanzia: chi dichiara il falso sui requisiti (3 anni di residenza in Trentino e Icef sotto lo 0,13) non potrà presentare domanda per i 18 mesi successivi (la proposta iniziale della giunta era di un blocco di 36 mesi, attenuata dopo il confronto in commissione e con i sindacati). Per evitare dichiarazioni false il requisito della residenza sarà accertato già al momento della presentazione della domanda.

La stretta riguarda anche la spinta ad impegnarsi a cercare un lavoro, un principio condiviso dai sindacati che però sono preoccupati dai tempi lunghi di sospensione dell’aiuto: la seconda e la terza domanda di rinnovo possono essere presentate dopo un intervallo di 4 mesi dalla prima erogazione e dopo la terza domanda viene introdotto uno stop di un anno. Il sussidio sarà via via diminuito se i componenti del nucleo familiare non svolgono nessuna attività lavorativa e il reddito di garanzia sarà d’ora in poi vincolato a un patto di servizio tra il beneficiario e l'Agenzia del lavoro: chi non accetta le offerte di lavoro o di formazione non potrà fare domanda per i 12 mesi successivi. Sanzioni infine per chi non rispetta le leggi. A chi è rinviato a giudizio per un reato con pena superiore ai 3 anni il beneficio viene sospeso fino all’assoluzione (o fino a quando non sia stata scontata la pena). Una misura questa che aveva sollevato perplessità in commissione da parte del presidente Mattia Civico. Franco Ianeselli (Cgil) sottolinea come «già oggi il reddito di garanzia è sospeso a chi è in carcere, la novità è che ora viene sospeso a chi è rinviato a giudizio, anche se poi si rivelasse innocente. Una misura suadente per il cittadino ma a rischio di illegittimità».













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