Garbari al capolinea, sindacati all’attacco

Il titolare se la prende con la Provincia e i ritardi negli aiuti. Replica di Cgil, Cisl e Uil: «Sue responsabilità, niente alibi»



TRENTO. La Garbari spa è in liquidazione. La storica impresa di costruzioni fondata 60 anni fa da Enrico Garbari è al capolinea, proprio come aveva anticipato qualche settimana fa il Trentino. L’assemblea dei soci ha nominato il liquidatore il 30 gennaio. Si tratta di Uwe Dietmar Correl, un professionista tedesco che ha svolto lo stesso incarico al capezzale di un’altra grande impresa di costruzioni trentina, la Cosbau. Adesso per i 40 dipendenti della società inizia un periodo di passione. Garbari sta cercando di ottenere la cassa integrazione straordinaria per evitare che finiscano sulla strada.

Il titolare del’azienda ha spiegato che è stata una decisione obbligata. Le ragioni principali stano nel fatto che la Garbari ancora attende il pagamento di 3 milioni di euro per lavori già consegnati e che, nel frattempo, non ci sono lavori nuovi a causa delle lungaggini nelle nuove gare d’appalto. Garbari, annunciando la decisione di mettere in liquidazione la società, ha sparato a zero anche contro la Provincia e il tavolo degli appalti. Ha definito l’iniziativa di piazza Dante come una presa in giro che va avanti da due anni senza risolvere nulla. L’imprenditore se la prende con gli eccessivi ritardi nel settore, con il fatto che ci sono gare boccate da oltre un anno. I tempi biblici bloccano i lavori, ma le spese continuano a correre, a partire dalle tasse per arrivare agli stipendi.

Garbari ha spiegato che in questa situazione la sua azienda non ce la fa più. Ha anche detto che la famiglia ha cercato di tener duro attingendo ai fondi propri. Due anni fa gli azionisti hanno immesso nella società due milioni di euro, ma non è servito a nulla, se non ad allungare un po’ la vita dell’impresa. La società aveva chiuso il 2011 con 12,3 milioni di euro di produzione, tre in meno rispetto all’anno precedente, e con perdite per un milione e mezzo. Alto anche l’indebitamento, che ammonta a 17 milioni, a fronte di un patrimonio netto di 6,4 milioni.

Il fatto che un’azienda storica dell’edilizia trentina abbia deciso di chiudere mette in agitazione tutto il settore.

I sindacati sono preoccupati, ma attaccano Garbari e le imprese: «Garbari -si legge in una nota firmata da Maurizio Zabbeni, Cgil, Stefano Pisetta, Cisl e Gianni Tommasi Uil -dice una mezza bugia quando afferma che lui chiede da due anni gli stati generali del settore. Infatti, lettere raccomandate alla mano, come sindacati noi possiamo dimostrare che gli stati generali li chiediamo davvero da almeno quattro anni. E se, sino ad ora, non si sono realizzati, la ragione va ancora una volta ricercata in chi rappresenta le imprese, non certo tra le organizzazioni dei lavoratori. Se gli stati generali non ci sono, è solo per il fatto che interessi diversi hanno mosso le categorie di rappresentanza, artigiani ed industriali. Ciò è tanto vero che ancora una volta abbiamo dovuto chiedere noi come sindacati un incontro con la Provincia. Se l'appuntamento con gli stati generali per qualcuno arriva fuori tempo massimo, le responsabilità hanno nomi e cognomi chiari. Il sindacato non va tirato in ballo solo quando è troppo tardi e per addossargli responsabilità che non gli competono. Assieme al sindacato si poteva arrivare prima a chiedere interventi anche contrattuali che tutelassero meglio le esigenze delle imprese serie e regolari. Noi abbiamo la coscienza a posto, per aver provato da anni a condividere le problematiche e a risolverle. I nostri appelli sono rimasti inascoltati fino ad ora ma oggi gli stati generali dell'edilizia servono più che mai». Alessandro Savoi e Franca Penasa della Lega se la prendono con la Provincia: «La chiusura di una delle grandi imprese storiche del Trentino rappresenta il fallimento della politica condotta in questi ultimi 15 anni da parte di chi ha avuto in mano le redini della Provincia».

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