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Zone per le lucciole, il Comune ci pensa

L’assessora Franzoia possibilista: "Io non sono contraria, ci sono pro e contro. Decida l’aula". L’interrogazione del Patt


di Luca Marognoli


TRENTO. Sull’istituzione di luoghi dove relegare l’esercizio della prostituzione l’amministrazione comunale è possibilista. L’assessora alle politiche sociali Mariachiara Franzoia rimanda la decisione al consiglio (se ne parlerà stasera) mettendo in luce i pro e i contro: i vantaggi consistenti nel liberare dal degrado le zone attualmente colpite dal fenomeno e di poter decidere direttamente dove spostarlo; gli svantaggi, relativi soprattutto alla difficoltà di gestione (a partire dal nodo delle sanzioni) e dai rischi per la sicurezza delle prostitute nel caso di un esercizio in quartieri isolati.

La proposta di introdurre la cosiddetta “zonizzazione” viene da un’interrogazione dei consiglieri del Patt Dario Maestranzi, Alberto Pattini e Tiziano Uez. Si chiede “se non sia possibile imporre” alle prostitute - scrivono i tre firmatari - “di scegliere luoghi non abitati quali zone per la loro attività”. Potrebbe infatti “essere utile anche per loro convenire con le istituzioni e le autorità i luoghi dove praticare la loro scelta di vita”.

La prostituzione - continuano i tre consiglieri - “piaccia o meno, non è un reato: quello che si può e si deve fare è ricondurla in un alveo di compatibilità con le esigenze di vivibilità della città”. Il documento parte dalla denuncia della situazione di degrado in cui versa via Brennero. I firmatari riportano il testo di una email inviata da un residente, che protesta: “Qui non si vive più: ogni due o tre notti c’è una rissa fra prostitute sotto casa con schiamazzi in piena notte”. Il cittadino ha realizzato un filmato che vede protagoniste ben 8 “lucciole” accusate di avere fatto fracasso per quaranta minuti”. Nel caso della rissa, secondo il residente, l’intervento della polizia è servito a poco: “Non so a chi rivolgermi - conclude -: ne va della mia famiglia e della mia vita”.

Per l’assessora Franzoia «l’ipotesi della zonizzazione si può valutare: io non sono contraria. Va tenuto conto però che non è una soluzione del problema e che si apre la questione delle multe. In alcune città infatti si sta tornando indietro, perché è difficile trovare in flagranza il cliente, non essendo questa pratica un reato; c’è poi una questione di sicurezza: in una zona più nascosta le prostitute potrebbero correre rischi maggiori di aggressioni. Resta sullo sfondo anche l’“effetto nimby” (not in my backyard, non nel mio giardino di casa). I vantaggi consisterebbero nel fatto che sarebbe l’amministrazione a decidere dove spostare il fenomeno, che andrebbe tolto sicuramente da via Brennero e dal centro. Bisogna, insomma, valutare tutti gli aspetti e anche che ci sia una proposta seria. Per questo mi rimetto all’aula».













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