«Vitalizi prima di 66 anni? Ma con assegni decurtati»

L’impasse sulla riforma, il presidente della Regione Rossi lancia un’altra ipotesi. «Sarebbe una misura in linea con il principio di equità e ragionevolezza»



TRENTO. «Si potrebbe ipotizzare la possibilità di goderne prima dei 66 anni, ma in questo caso prevedendo abbattimenti permanenti dell’assegno. D’altra parte in alcuni casi lo prevede anche l’Inps. Sarebbe certamente una misura in linea con il principio di equità e ragionevolezza che abbiamo sempre indicato come base da cui partire. Partendo da questa filosofia, si può fare di tutto». Di fronte al balletto delle ipotesi sull’età necessaria per ricevere il vitalizio, il presidente della Regione Ugo Rossi non rinuncia a dire la sua. Già, perché della proposta della giunta sembrava uno dei punti ragionevolmente meno modificabili, senza incorrere nelle proteste della pubblica opinione. E invece questo dell’età sembra proprio l’elemento su cui più i consiglieri pare vogliano incidere, ovviamente non a proprio scapito. Nella proposta della giunta regionale l’età era fissata a 66 anni, così come per tutti gli altri lavoratori. Mentre nell'Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, che stamane torna a riunirsi, è già emersa una posizione ben diversa, sostenuta soprattutto dal vicepresidente Thomas Widmann e da Veronika Stirner Brantsch, entrambi della Svp, che hanno trovato una preziosa sponda nel trentino Pietro De Godenz dell’Upt: 66 anni per chi ha una o due legislature alle spalle, 63 per chi ne ha fatte tre, 60 per chi ne ha quattro. E Ugo Rossi, che ne dice?

Diplomaticamente, il presidente della giunta regionale replica che «è giusto ora lasciare spazio a un ragionamento trasversale fra le forze politiche: mi auguro che trovino una soluzione giusta ed equilibrata. Se come giunta avessimo voluto definire puntualmente criteri e cifre, avremmo presentato un disegno di legge. Il fatto che si sia scelta invece un’altra strada, dimostra la volontà di lasciare spazio al Consiglio nella determinazione delle nuove regole». Il che non toglie che Rossi sia fermamente convinto della bontà dell'ipotesi 66 anni: «Personalmente ritengo ragionevole un’impostazione per cui chi svolge questo lavoro in termini di età pensionabile non goda di differenze rispetto alle situazioni degli altri lavoratori. E lo ho detto in tempi non sospetti. Così come ritengo valido il principio di una Regione non più ente pensionistico. Questa era ed è la nostra proposta, certo migliorabile. E leggo in questo senso la proposta di una differenziazione tra lavoratori autonomi e altri profili professionali, fermo restando che per il futuro non debba essere più la Regione ad erogare trattamenti pensionistici».

Il suo suggerimento a proposito dei requisiti anagrafici per maturare il diritto al vitalizio Rossi lo butta comunque lì. E c’è da scommettere che alla prossima riunione dei capigruppo regionali a portare avanti questa ipotesi sarà proprio quello del Patt Lorenzo Baratter. E chissà, forse già oggi nella riunione dell’Ufficio di presidenza potrebbe essere lo stesso presidente del Consiglio regionale Diego Moltrer a gettarlo sul tavolo come tentativo di mediazione con la Volkspartei. Da parte di Rossi, comunque, nessuna volontà di condizionare il dibattito: «Non è più compito della giunta regionale - conclude - al Consiglio abbiano fornito le linee di indirizzo, ora speriamo che tra le forze politiche si arrivi presto a una sintesi. Ma sono convinto che entro giugno avremo la legge». ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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