Viadotti della tangenziale, tutti i punti più a rischio 

Da quello sopra l’ex Zuffo al ponte all’altezza di Ravina ci sono segni evidenti di infiltrazioni d’acqua e le coperture dei plinti che cadono a pezzi  


di Daniele Peretti


TRENTO. Armature scoperte e spesso marce, coperture cadute, ma anche rigogliosi canneti che crescono alla base dei piloni. Non stiamo parlando di un altro mondo, ma dello stato dei viadotti della tangenziale di Trento. Una situazione esteticamente orrenda che genera dubbi sullo stato di sicurezza di strutture datate, sottoposte a periodici ed in certi casi quasi quotidiani interventi di manutenzione che finiscono solo per rattoppare, senza risolvere il problema alla base. Partiamo dal più recente, ovvero il viadotto Montevideo che passa sopra il parcheggio ex Zuffo.

Una costruzione degli anni ottanta presentata con una garanzia ultradecennale, periodo per il quale era escluso la necessità di interventi di manutenzione straordinaria. Siamo quasi alla soglia dei 40 anni e quell’armatura a vista con i ferri in pessime condizioni dei plinti di sostegno, preoccupa. Anche perché sono evidenti le tracce di umidità sulla parete. Il rischio potrebbe essere che le infiltrazioni stagnino. E come l’acqua sia di casa alla base dei piloni lo si può vedere anche a Gardolo, dove in corrispondenza della torre più bassa della Provincia, nella zona del palazzo delle poste, prolifera un rigoglioso canneto che può essere tale solo in presenza di molta acqua. Più ad ovest ne è sorto un altro più piccolo, ma che conferma come l’umidità sia diffusa in una struttura che anche in questo caso presenta armature a vista. Spostiamoci a sud, dove nulla si scopre indicando la criticità del viadotto di Ravina che è stato più volte chiuso nelle ore notturne per interventi di manutenzione, ma dove le coperture dei plinti cadono a terra. Anche qui è complice l’umidità e il sale sparso nella stagione invernale per contrastare il gelo, è stata compromessa la struttura a causa di uno smaltimento delle acque piovane evidentemente non idoneo. In questo caso la situazione è ancora più complicata per via di un cavalcavia di competenza della Provincia, ma con la strada sottostante (da via al Desert al ponte di Ravina) è di competenza comunale. Nulla cambia se si considera il viadotto della tangenziale poco dopo il Crm, in direzione sud. Anche in questo caso a cadere sono le parti esterne delle pareti in calcestruzzo che lasciano l’armatura scoperta. Nell’assestamento del bilancio provinciale 2018 sono stati stanziati 45,3 milioni di euro per i lavori pubblici, viabilità compresa. A questi vanno aggiunti altri 10 milioni provenienti da fondi europei per l’adeguamento sismico di tre viadotti, con un intervento specifico di 1 milione per il viadotto di Canova. Non si vuole fare allarmismo, ma solo per prendere coscienza di una situazione che è sotto gli occhi di tutti: i viadotti sono datati, necessitano di una manutenzione non a spot, ma radicale sia per la loro messa in sicurezza, che per quella di chi potrebbe trovarsi a passare sotto al momento della caduta di un pezzo di muro. L’unica transennatura la troviamo all’ex Zuffo, ma dal lato del deposito comunale.













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