lago di garda

Velista ferito al collo da un kite surf

Vittima dell’incidente Battista Gaiotto, socio del Circolo vela Torbole. Il presidente Tonelli: «È stato molto fortunato»



ALTO GARDA. Venerdì mattina a Torbole i cinque presidenti dei Circoli velici altogardesani si erano riuniti per ribadire l’impossibilità della coesistenza nella zona trentina del lago delle imbarcazioni a vela ed i kite surf per una serie di motivazioni ambientali e tecniche. Nel pomeriggio si è verificato un “fattaccio” che ha confermato le argomentazioni dei responsabili dei club nautici locali e le conseguenze sono risultate relativamente contenute (un taglio lungo il collo, come si può ben vedere dalla fotografia a lato) rispetto a quelle ben più gravi che sono avvenute per casi del genere.

Battista Gaiotto, socio del Circolo Vela Torbole, stava bordeggiando a bordo di un catamarano Nacra nel tratto di lago del confine tra il Trentino ed il Veneto e la Lombardia, in una zona in cui è libera la navigazione degli scafi a vela ed i kite surf (la limitazione è in vigore più a nord oltre la linea immaginaria tra Corno di Bo, sulla sponda veronese, e la località Pier, sulla riva opposta).

All’improvviso, oltre la prua della barca è caduto in acqua un “aquilone” o kit che con la forza del vento mediante sottili cavi (quattro o cinque) di nylon/teflon, detti "linee" e lunghi tra i 22 ed i 27 metri, traina il surfista che in piedi su una tavola manovra l’apparecchiatura. Quest’ultimo era a poppa, cioè dietro il catamarano, e con l’”aquilone” sono ammarati con estrema rapidità anche i cavi che collegano la tavola.

La consistente celerità dipende dalla velocità del kite surf che, a detta degli esperti, sulle molto ventose acque altogardesane (“spazzate” dall’”òra”) supera i 50 chilometri orari contro i circa 5 chilometri orari delle vele. Una di queste “linee” ha colpito al collo Battista Gaiotto procurandogli una dolorosa ferita di parecchi centimetri. Un taglio al collo, quasi una bruciatura, che fortunatamente non ha lesionato organi importanti.

«Posso assicurare che il nostro socio è stato molto fortunato – ha amaramente commentato Gianfranco Tonelli, l’esperto presidente del Circolo Vela Torbole – Si è trattato di uno di quei casi in cui per lo scampato pericolo si accende un lumino per “grazia ricevuta”.

In moltissime altre circostanze le conseguenze sono risultate drammatiche (si riferisce ad episodi lesioni permanenti ed addirittura di amputazioni). Un detto popolare rammenta che il diavolo ci ha messo lo zampino.  Venerdì mattina avevamo ampiamente discusso dell’impossibilità di coabitazione vela - kite semplicemente per il pericolo. Ecco una prova che si può tranquillamente definire   fortunata per la sua conclusione».  (a.cad.)













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