Val di Non: 17enne colpito da meningite, si salva

I sintomi erano inequivocabili e la terapia ha fatto effetto, prima all'ospedale di Cles e poi al Santa Chiara. Profilassi per i familiari. Il ragazzo aveva partecipato al veglione in piazza, esclusi rischi di contagio



TRENTO. Quando è arrivato all’ospedale di Cles i medici hanno capito immediatamente capito di cosa si trattava: sepsi meningococcica. A presentarne i sintomi classici - febbre alta, mal di testa e rigidità della nuca - un diciassettenne di Ton, le cui condizioni sono parse subito molto gravi. Immediato il trasferimento al reparto di rianimazione del Santa Chiara, dove è stata subito avviata la terapia antibiotica che ha già dato primi riscontri positivi.
Contemporaneamente è scattato il piano di profilassi dell’Unità operativa di igiene pubblica e prevenzione sanitaria guidata dal dottor Valter Carraro. Presso l’ospedale noneso sono stati subito sottoposti a chemioprofilassi i genitori, i famigliari e la fidanzata del ragazzo. Poi è toccato ai nonni, agli zii e agli amici più stretti del giovane, che studia al liceo scientifico di Cles, assumere i medicinali previsti nel trattamento. In un secondo momento, il direttore sanitario del distretto Valle di Non e Sole, la dottoressa Daniela Zanon, ha contattato i medici di base, le guardie mediche e i pediatri che operano nei vari centri del distretto stesso per informarli di quanto accaduto, invitarli a monitorare con attenzione il territorio e, ovviamente, a non sottovalutare eventuali casi sospetti.
Ma la vicenda, già di per sé allarmante, ha posto ai sanitari davanti ad un altro problema, tutt’altro che secondario. Il ragazzo, infatti, aveva festeggiato il Capodanno in piazza Granda, a Cles, insieme ad almeno un migliaio di persone. Quanto era alto il pericolo che il diciassettenne avesse in qualche modo contagiato altri partecipanti all’evento? Carraro, Zanon e la dottoressa Maria Grazia Zuccali, anch’ella in forza all’Unità operativa di igiene pubblica, hanno attentamente valutato il contesto e hanno deciso di non dare il via ad una profilassi di massa che, pur difficile, sarebbe stata sicuramente attuata se ritenuta necessaria. I medici, invece, hanno deciso che una simile precauzione sarebbe stata del tutto inutile. Perché il batterio si trasferisca da una persona ad un’altra, infatti, occorre che ci sia un contatto stretto tra i due soggetti. Cosa che con tutta probabilità è avvenuta con gli amici e con la fidanzata, già sottoposti alle cure del caso, ma non certo con il resto della folla che quella notte ha brindato al 2011.
Il giovane, intanto, resta ricoverato in rianimazione e le sue condizioni appaiono in netto miglioramento. L’ultimo caso di meningite registrato in Trentino risale all’inizio d’aprile del 2009, quando ad essere colpita fu una quattordicenne di Pergine che, anche lei ricoverata nell’ospedale del capoluogo, era stata dichiarata fuori pericolo pochi giorni dopo. Un paio di settimane prima, l’allarme era scattato per una ventunenne studentessa universitaria di Ferrara: anche nel suo caso, il virus era stato sconfitto e la ragazza aveva potuto tornare nella sua Codigoro pochi giorni dopo il ricovero. La speranza è che anche il giovane di Ton si riprenda presto.

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