«Tutti si mettano ai remi della barca»

Verso le elezioni. L’auspicio del presidente della Cassa rurale di Pergine Franco Senesi: «Serve rispetto delle istituzioni»


di Paolo Silvestri


PERGINE. Due mesi intensi quelli che attendono Pergine da qui al voto per rinnovare l’amministrazione comunale. Mentre il dibattito politico inizia ad entrare nel vivo, cosa ne pensano coloro che, a diversi livelli, operano nei vari settori della città? Cosa si attendono da sindaco, giunta e consiglieri comunali che verranno? Il nostro giro d’opinioni inizia da uno degli osservatori privilegiati della vita cittadina: la Cassa rurale di Pergine e il suo presidente Franco Senesi.

Presidente Senesi, Pergine è cambiata molto in questi anni.

«Lo spartiacque è stato il 1978, quando chiuse l’ospedale psichiatrico ed entrarono in crisi industrie storiche quali Isi e Cederna. In poco tempo si persero 800 posti di lavoro. In molti si riciclarono qui, ma molti cercano lavoro a Trento. L’economia fino a quegli anni era solida. Allora si perse però una grande occasione per la città: portare l’Università, con la Facoltà di ingegneria, nell’ex psichiatrico».

L’economia poi fatalmente ha cambiato rotta.

«L’agricoltura è rimasta solida, certa industria ha retto, ma soprattutto s’è sviluppato l’artigianato legato all’edilizia. Qui il posto era bello, appetibile per i prezzi dei terreni e c’è stato quindi un grande incremento dell’edilizia, che ha portato però ad uno sviluppo urbanistico disordinato, quasi caotico. Intanto la città dagli anni ’70 ad oggi è quasi raddoppiata».

C’è stata però la capacità di tenere il passo con le infrastrutture.

«Le varie amministrazioni hanno saputo costruire acquedotti, fognature, asili, scuole. Hanno quindi saputo intervenire in modo adeguato».

Poi è arrivata la crisi economica e una certa impasse amministrativa.

«Agricoltura e industria, questa grazie a imprenditori che hanno saputo tener duro, soffrendo, ma non mollando, hanno retto. In difficoltà ci sono il porfido e l’edilizia».

Una patata bollente per chi arriverà a fine maggio.

«Serviranno interventi coraggiosi. Si dovrà trovare il modo per creare lavoro partendo dal recupero del centro storico. Da lì può arrivare una boccata d’ossigeno per l’edilizia senza dover mangiare altro territorio».

Il turismo potrebbe invece essere d’aiuto al commercio.

«Abbiamo la montagna e abbiamo il lago. San Cristoforo ed il suo sviluppo sarà decisivo per portare il turismo a Pergine. Lancio un’idea: facciamo qua il teatro aperto per Psa, una risorsa, quest’associazione, che i perginesi devono saper rivalutare. San Cristoforo ha una cosa in più da giocarsi: la stazione ferroviaria. Si arriva qua facilmente da Trento quanto da Bassano».

C’è poi l’area ex Cederna.

«Un’area di 25mila metri quadri ai margini ma allo stesso tempo adiacente al centro dove il Comune avrà la possibilità di risolvere problemi della comunità con un lavoro in prospettiva».

Il centro storico però ha bisogno anche del commercio.

«I due poli esterni, creati ad est e ovest dopo l’apertura della Supervalsugana, avevano lo scopo di riportare a Pergine la gente. Ora però deve essere chi opera in centro a saper risultare attrattivo con offerte che lo facciano diventare un salotto buono».

Cosa si sente di dire a chi a fine maggio diverrà amministratore di Pergine?

«Che abbiano rispetto delle istituzioni. Hanno la grande responsabilità di far ritrovare serenità al Comune. A loro dico: mettetevi tutti, maggioranza e minoranza, ai remi della barca».

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