Truffa, Cappelletti dovrà risarcire 3 milioni di euro

L’ex impiegata dell’Azienda Sanitaria condannata dalla Corte dei Conti: calcolata la somma dei bonifici che la donna ha «deviato» sui conti di famiglia


di Mara Deimichei


TRENTO. La cifra fa impressione ma è il risultato esatto al centesimo di quanto Maria Angelica Cappelletti avrebbe sottratto fra il 2007 e il 2011 all’Azienda Sanitaria con bonifici fatti confluire sul suo conto personale e su quelli dei suoi parenti più stretti. Si tratta di oltre 3 milioni di euro (3.043.525,44 euro per la precisione) che la ragioniera di Terlago, ex impiegata di sesto livello dell’Apss dovrà restituire. A dirlo è la sentenza di condanna della Corte dei Conti che si è occupata della maxi truffa dopo la segnalazione arrivata dal direttore Flor. Una cifra che lieviterà ancora visto che dovranno essere aggiunti rivalutazione e interessi fino alla sentenza e interessi dalla sentenza al saldo.

La vicenda è quella nota, scoppiata nel giugno del 2011 con la donna portata in carcere mentre il fratello Eugenio e il marito Mauro Biasiolli erano finiti ai domiciliari. Sul piano penale la vicenda si è conclusa con il giudizio abbreviato per Maria Angelica (tre anni) e lo sconto di pena per i due uomini in appello (3 anni e 8 mesi per il marito, 3 anni e mezzo per il fratello). In mezzo a tutto questo si è mossa anche la Corte dei Conti con il procuratore regionale che ha chiesto - e quindi ottenuto con la sentenza depositata l’antivigilia di Natale - la condanna al pagamento a favore dell’Azienda Sanitaria degli oltre 3 milioni di euro. Nella sentenza si ripercorre quanto successo e quindi il metodo che la donna aveva escogitato per sottrarre il denaro. Lei era addetta ai rimborsi per le spese sanitarie e quindi - usando nomi di persone “note” all’Apss perché beneficiarie di questo tipo di aiuti - dirottava somme di denaro sui conti correnti che facevano riferimento alla sua famiglia. La procura contabile ha anche quantificato e confermato, secondo prospetti riepilogativi predisposti dall’Azienda Sanitaria, l’esatta consistenza del danno per l’ente pubblico, ossia quanto è confluito sui conti dei Cappelletti arrivando a 3.043.525,44 euro. La donna non si è costituita in giudizio, non era presente all’udienza e non si è fatta rappresentare in aula. Secondo la corte «risultano sussistenti tutti gli elementi necessari ad imputare la responsabilità amministrativo-contabile in capo alla convenuta: il danno erariale cagionato all’Apss, il nesso causale fra la produzione del danno e la condotta della Cappelletti, l’elemento psicologico del dolo connotato dalla coscienza e dalla volontà di violare gli obblighi di servizio e di recare danno all’ente di appartenenza, nonché la prova delle circostanze fattuali addebitate emergenti dagli atti e dall’esito del parallelo procedimento penale». E quindi Maria Angelica è stata condannata.

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