Trento, partite dei mondiali in ufficio?Comune e Provincia dicono no

Niente sale tv, niente visione collettiva come in Germania. Passa la linea Brunetta. I privati si dividono: contrario Diego Mosna (Diatec), favorevole Briosi (Metalsistem)


Luca Marognoli


TRENTO. Rigore, rigore e ancora rigore. Non parliamo del tiro dal dischetto ma della ferrea disciplina che sarà imposta ai dipendenti pubblici durante le partite pomeridiane del mondiale. Niente sale tv, niente visione collettiva in ufficio come in Germania. Passa la linea Brunetta.
Trentini più efficientisti dei germanici? Forse. Sta di fatto che mentre la vicina Baviera si fermerà per assistere alle imprese di Muller e Klose, in provincia continueremo indefessi a produrre anche se Gilardino dovesse gonfiare la rete. Il problema si porrà giovedì 24 giugno, quando l’Italia affronterà la Slovacchia alle 16 e, in caso di qualificazione si ripeterà lunedì 28 o martedì 29, ma la stessa cosa potrebbe capitare ai quarti di finale (toccando ferro), se noi dovessimo classificarci al secondo posto nel girone eliminatorio. In Germania - dove giocano anche alle 13.30 - l’hanno risolta pragmaticamente: mentre il presidente degli industriali Dieter Hundt invita i datori di lavoro ad «agire in maniera flessibile», il capo del sindacato Dgb, Michael Sommers, va oltre, sostenendo che queste «esperienze di gruppo condivise portano solidarietà e motivano i lavoratori». Niet invece dal ministro Renato Brunetta, che ha vietato i permessi: «Chi vuole si prenda ferie».
A Palazzo Thun, il responsabile del personale Massimo Manenti, è scettico: «Non abbiamo preso in considerazione la cosa. Se arrivassimo in finale e si giocasse alle 2 ci porremmo il problema». E se vi fosse qualche imprevista defaillance dei lavoratori mondial-derivata? «Vedremo. Non mi sembra ci siano i presupposti per una replica dell’ultimo mondiale, nè che per il momento ci sia molta attesa». Categorico Silvio Fedrigotti, dirigente generale al personale in Provincia: «E’ una cosa a cui non voglio neppure pensare. A parte che il nostro orario di uscita è le 16 meno un quarto. Comunque uno si può prendere un’ora di permesso. Tv interna? Non esiste. Un modo per fare gruppo? No comment».
Stessa musica in Azienda sanitaria: «Nessuna deroga e nessun permesso», fanno sapere dalla direzione. «Il nostro lavoro è molto particolare e delicato. Se qualcuno vuole vedere la partita si prenda ore di permesso».
E i privati? Diego Mosna, patròn della Diatec, è se possibile ancora più severo: Sospendere l’attività per una partita è sconvolgente. Soprattutto in una nazione dove abbiamo un debito pubblico mai raggiunto, al limite del baratro». Mette al primo posto la produttività anche Stefano Odorizzi, amministratore delegato di Tassullo materiali Spa: «Le necessità aziendali e dei clienti impediscono di valutare forme che consentano di seguire contemporaneamente l’evento sportivo e l’operatività industriale». Esce dal coro Paolo Gecele, titolare dell’omonimo negozio di ottica in via delle Orne: «Noi maschi, 5 persone, sospenderemo il lavoro per l’intera partita, che vedremo al bar. Le 9 ragazze lavoreranno, ma con la tv sintonizzata: potranno buttare un occhio. Quattro anni fa chiudemmo in anticipo, ma si giocava alle 18, a metà pomeriggio non si può...». Una dipendente non gradisce e passando, mugugna: «Perché noi qui e loro al bar?». Può sempre rivolgersi al sindacato, che la vede un po’ alla tedesca. «Non sarebbe male se sia nel pubblico che nel privato ci fosse intelligenza nel gestire l’orario di lavoro per coloro che manifestano la volontà di vedere la partita», dice Lorenzo Pomini, segretario della Cisl. «Vale la pena di ricorrere a qualche criterio creativo, coinvolgendo anche le Rsu. Come? Modulando gli orari o cambiando i turni di lavoro. Altrimenti c’è il rischio che subentri l’italica furbizia dell’arrangiarsi: chi si guarda la partita di strafugo su internet, o peggio chi si va venire il mal di testa delle tre e mezza».
Antonello Briosi, presidente della roveretana Metalsistem, per i dipendenti ha creato anche un centro wellness. Non gli negherà certo la partita. «Per scaramanzia, abbiamo deciso di attendere la prima partita. Ma domani (oggi ndr) metteremo un avviso in bacheca, chiedendo quanti hanno l’interesse di vedere l’Italia in azienda. Se sono fino a 200 abbiamo una sala multimediale. Sono perfettamente d’accordo con i tedeschi: la socializzazione ha un valore superiore ai costi di un’ora di lavoro».

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