Trento: in ospedale infezioni in agguato

All'anno 130 pazienti muoiono per malanni rimediati in corsia


Robert Tosin


TRENTO. La saggezza popolare non sbaglia mai e il paradosso «non andare all'ospedale altrimenti ti ammali» risulta essere una sacrosanta verità. Lo dice anche l'Istituto superiore di sanità che ha calcolato in 8 mila all'anno i pazienti che muoiono dopo aver contratto un'infezione in ospedale. Il Trentino non sfugge alla statistica: anche qui sono circa 130 le vittime. Non sono numeri apocalittici da terzo mondo, sia chiaro. E' una media costante che si registra, più o meno, in tutti i Paesi, anche i più avanzati e "civilizzati". Ma costituisce comunque uno dei temi di maggiore discussione e investimento in risorse da parte del mondo della sanità. A Trento esiste una task force appositamente dedicata, una sorta di Fbi che ha il compito da una parte di prevenire le infezioni nei reparti ospedalieri, dall'altra di intervenire per evitare epidemie, isolare il problema ed evitare che in futuro possa ricomparire. E come una squadra d'indagine di alto profilo si avvale di strumenti sofisticati e di un programma informatico (chiamato Mercurio) capace di dare l'allarme appena si verifica un potenziale caso di infezione contratta negli ospedali trentini. E', di fatto, un sistema di sorveglianza che sa leggere e interpretare potenziali falle nel sistema di difesa dalle infezioni. Una lotta quotidiana che tutti gli ospedali si trovano ad affrontare. Molti, per la verità, non si preoccupano di indagare a fondo sulle cause di morte, altri invece ne hanno fatto un punto fondamentale per migliorare la qualità del servizio e soprattutto per mettere in campo le controffensive ad un nemico subdolo e (quasi) invisibile. Gli ospedali sono un ricettacolo di ospiti indesiderati, anche se la tecnologia ha portato ad una drastica riduzione dei decessi causati da malanni rimediati proprio in corsia. Però il rischio è sempre in agguato e la ricerca di soluzioni è una sfida vera e propria. Se ne è occupata la commissione parlamentare d'inchiesta che ha affrontato anche di recente casi clamorosi, ma se ne sta occupando anche l'Istituto superiore di sanità. Un suo consulente, Antonio Cassone, ha svolto un'indagine su 50 ospedali italiani, scoprendo che l'infezione ospedaliera colpisce 400 mila pazienti all'anno. Nel 2 per cento dei casi l'infezione è mortale. Significa che 20 pazienti al giorno, entrati in ospedale per un problema, muoiono per un'altra causa. La percentuale media sul numero dei ricoveri (oltre 9 milioni in Italia) varia dal 5 al 7 per cento, con punte ben diverse da reparto a reparto. In chirurgia e terapia intensiva, infatti, si arriva anche al 12 per cento di decessi sui pazienti colpiti da infezioni settiche contratte in corsia. Sono medie percentuali che si registrano anche in Trentino e in tutti quegli ospedali dove si vanno a ricercare veramente le cause del decesso. A mietere vittime è soprattutto la polmonite, seguita poi dalle infezioni da catetere. Oltre ai decessi, l'impatto delle infezioni sulla sanità è devastante pure dal punto di vista economico, costando infatti più di un miliardo di lire all'anno per aggiunta di cure e permanenza in ospedale. L'infezione porta ad un aumento dei giorni di degenza, basti pensare che il 10 per cento delle giornate di ricovero è imputabile proprio all'insorgenza di complicanze di questo tipo.

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