Trento: il «Boston Bar» a rischio chiusura

Roberto Giuliani in attesa della sentenza del giudice, se perde dovrà lasciare


Sandra Mattei


TRENTO. L'apertura del «Boston Bar», storico locale del centro città, è legata ad una causa civile. Entro la fine del mese di maggio, se il gestore Roberto Giuliani che l'ha rilevato 6 anni fa dovesse perderla, sarà costretto a lasciare il locale al quale ha ridato il nome originario, dopo la gestione di Mauro Perli che l'aveva ribattezzato «Taverna Danese». Giuliani attende con ansia il pronunciamento del giudice, che deve decidere se dare ragione a lui o al proprietario, il farmacista Vianini.  E' sconsolato, Roberto Giuliani, perché vede vanificato il lavoro di sei lunghi anni, da quando, esattamente il 18 maggio del 2005, inaugurò il bar che era stato aperto nel 1985, diventando da subito un luogo di ritrovo e riferimento sia per i giovani, ma anche per chi va al cinema "Modena" o per chi lavora e frequenta il Tribunale. «Quando ho rilevato il locale - racconta Giuliani - aveva perso clientela. Io ho cercato di risollevarlo, facendolo tornare quello che era alle origini: un posto di ritrovo sia per i giovani, ma anche per avvocati e giudici. Insomma un posto tranquillo, dove poter consumare uno pasto veloce, giocare ai videogiochi o ai biliardi, assistere ad una partita sul maxischermo».  Cosa mette a rischio allora la gestione di Roberto Giuliani? «Il problema - risponde - è che al momento di stipulare il contratto, ho stabilito anche una prelazione d'acquisto. Avrei dovuto in pratica potere acquistare i muri entro un anno dall'inizio della gestione. Abbiamo stabilito anche la cifra, ma questa dopo qualche tempo non andava più bene. Così siamo finiti a carte bollate».  Giuliani fa notare che nei sei anni di gestione, ha cercato di mantenere una clientela tranquilla, chiudendo a mezzanotte per non creare disturbo alla quiete pubblica, facendo insomma ridecollare il locale. «E' chiaro che il "Boston Bar" - commenta - è diventato un locale appetibile. Tanto più che a breve sarà realizzato l'arredo urbano di piazza Venezia e qui ci sarà il passaggio pedonale, che porterà ancora più giro». Il locale si estende sul pianoterra e l'interrato, è esteso 440 metriquadri e per tenere sotto controllo videogiochi, biliardi e tavolini esterni, c'è bisogno di un sistema di telecamere collegate al computer.  Giuliani sa che entro un mese, se non vince la causa, dovrà abbandonare il "Boston Bar" perché la proprietà non gli ha rinnovato il contratto di affitto. «E' evidente che i proprietari - conclude - cercano di far fruttare di più un locale, che un tempo aveva perso smalto. E temo che, per avere più utili, ci possa essere l'ipotesi di destinarne una parte ad una società di videogiochi, che su uno spazio grande e in una posizione strategica, potrebbe fare lauti guadagni. Con una metratura del genere, ci sta benissimo una sala giochi, distinta dal bar. Un business assicurato».

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