l'allarme

Trentino, clima sempre più tropicale

In Trentino aumenta la frequenza degli eventi climatici estremi e, di conseguenza, aumentano i rischi


di Francesca Quattromani


TRENTO. In Trentino aumenta la frequenza degli eventi climatici estremi e, di conseguenza, aumentano i rischi. Rischi per la la salute, tra molti altri, l'adattamento climatico di insetti vettori di malattie, come malaria e chikungunya; rischi per l' ecosistema e la biodiversità, la diffusione di fitopatie, l' anticipo della fioritura ( marzo caldo, ad aprile la gelata tardiva). E poi ancora, aumento dei rischi idrogeologici, alluvioni lampo in piccoli bacini.

Questo è quanto emerge dal rapporto Appa 2016. Precipitazioni intense in poco tempo oppure assenza di precipitazioni rispetto agli ultimi 30 anni. Quest'estate è stata indicativa: siccità, pioggie violente, grandine. Le precipitazioni nevose non hanno dato chiari segnali, ma rilevano una variabilità che si misura di anno in anno. Un trend non chiaro.

Le stagioni più nevose quelle del 2008- 2009, 2013 - 2014. Accanto a questi due estremi ci sono le stagioni meno nevose, quest'anno il secondo, terzo evento meno nevoso degli ultimi tent'anni. Per questo si parla di una grande variabilità, spiega Roberto Barbiero mentre scorre il rapporto che, dal punto di vista climatico, ha curato nell'ambito del suo dipartimento, quello della Protezione civile. «In fase di studio, anche a livello scientifico una grande attenzione è stata attribuita al grado di rischio idrogeologico. Al momento la maggior parte degli interventi di carattere preventivo e pianificatorio viene fatta essenzialmente in funzione della conoscenza storica statistica degli eventi più intensi, che siano frane, valanghe o alluvioni. Certo è – approfondisce Barbiero - che il cambiamento climatico sta inducendo delle riflessioni alla luce di quanto già si nota».

A livello generale, si osserva l'innalzamento della quota neve che tende ad aumentare. Conclamata la riduzione dei ghiacciai, tra il 2016 e il 2017, è stata rilevata ancora una perdita di massa glaciale. Il 2017 è stato un anno spaventoso per i ghiacciai, la maggior riduzione osservata negli ultimi 35 anni. Il Careser, da giugno a settembre, ha perso 5 metri di spessore, ricorda Barbiero. Gli scenari climatici verso i quali il Trentino sta andando sono dati dai modelli elaborati dal Centro Euromediterraneo sui cambiamenti climatici. Le proiezioni per il futuro, dal 2041 al 2070, vedono il Trentino avere stagioni sempre più calde, con un aumento maggiore in estate, si parla di un ulteriore aumento delle temperature di 3, 2 gradi, rispetto al 1981-2010. Sul fronte delle pioggie, l'apporto annuale cambierà di poco, ma ci saranno grandi variazioni su quelli stagionali: inverni più piovoso, nevosi in quota a livelli intermedi, estati secche e calde.

Il problema dell'acqua resterà, perché cambierà il regime delle precipitazioni. L'analisi di Barbiero prosegue puntuale. Sulle valanghe: dal 1975 fino al 2005 si è osservato un calo della grandezza e dei danni causati da valanghe, poi invece negli ultimi dieci anni un aumento. Però in realtà ci sono state stagioni molto scarse di neve e di valanghe alternate ad alcuni eventi molto nevosi come nel 2008-2009 e 2013-2014 con un gran numero di intensi danni da valanga. Quindi in futuro è probabile una tendenza simile a questi ultimi dieci anni e con spostamento in quota delle nevicate e delle valanghe che saranno probabilmente più "bagnate" e quindi "pesanti" poichè saranno inverni più caldi. Quindi potrebbe aumentare il potenziale distruttivo delle valanghe quando ci saranno.

Probabilmente più pericolosi saranno i flash flood (Livorno ne è l'esempio) indotti da eventi temporaleschi molto intensi e localizzati che potranno causare danni (esondazioni, colate di fango e frane) su piccoli bacini. Questi sono fenomeni più difficili da prevedere e questa è una nuova sfida. Il degrado del permafrost e l'arretramento dei ghiacciai sta "scoprendo" aree che diventano più instabili e in futuro può aumentare il rischio di crolli (l'esempio è la Svizzera). «Tutto questo è ancora oggetto di studio. La Provincia ha comunque un ottimo livello già collaudato di prevenzione e protezione ma è chiaro che bisognerà studiare meglio le conseguenze future alla luce dei cambiamenti attesi per adeguare ulteriormente le misure».













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