Torna il Festival: nuovo governo e vecchi “big” 

Economia. Presentato ieri a Roma il programma della 14esima edizione della kermesse “arancione” che torna ad animare la città di Trento  Arriva Salvini, invitati Conte e Tria. Molti esponenti dell’ex centrosinistra Laterza: «Saremo pluralisti». Fugatti assicura: «Il Festival continuerà»


Luca Petermaier


Trento. Torna il Festival dell’economia (Trento 30 maggio-2 giugno) e subito vai a scorrere il programma per vedere chi ci sarà. E quest’anno lo fai con una curiosità ancora maggiore perché non è il “solito Festival”. No, è il primo che non sarà “coccolato” da un Trentino di centro sinistra autonomista, ma troverà un governo monocolore Lega a fare gli onori di casa.

Chi si aspettava una virata nella scelta degli ospiti rimarrà deluso. I nomi da manifesto, i veri «big», sono più o meno quelli (autorevolissimi) di sempre: da Pier Carlo Padoan a Elsa Fornero, da Enrico Letta a Ignazio Visco, dal Nobel Michael Spence al giornalista e scrittore Federico Rampini. Volendo buttarla in politica, non mancherà, tuttavia, anche una componente più governativa. Innanzitutto è atteso e confermato il vice premier Matteo Salvini, mentre sono stati invitati (in attesa di conferma) il premier Conte e il ministro dell’Economia Tria. Sono poi previsti interventi della sottosegretaria all’economia Laura Castelli, del vice ministro Massimo Garavaglia e del neo commissario dell’Inps Pasquale Tridico.

Il tema di quest’anno

Il tema di quest’anno sarà un viaggio tra economia e politica che avrà come filo conduttore tre parole: globalizzazione, nazionalismo e rappresentanza. «La globalizzazione ha determinato un’alta competizione dei mercati con maggiore circolazione di beni e servizi tra paesi e riduzione delle differenze di prezzo. E proprio alla competizione di paesi a basso costo del lavoro, allo spiazzamento di lavoro poco qualificato nei paesi avanzati, - spiega Tito Boeri, direttore scientifico del Festival dell’Economia - che viene imputata la richiesta pressante di una chiusura delle frontiere e la rivoluzione in corso nelle rappresentanze politiche dei paesi occidentali. Negli ultimi anni in molti paesi si è assistito all’affermazione di partiti che contrappongono il popolo all’élite e che invocano il protezionismo e il ripristino della sovranità nazionale». È il nazionalismo.

Il programma

Il programma completo lo trovate sul sito del Festival (https://2019.festivaleconomia.eu/programma). Qui vi proponiamo una sintesi.

Giovedì 30 maggio, alle 16.30, apre il Festival, dopo la tradizionale inaugurazione, la lecture del professor James Robinson, dell’Università di Chicago, che, introdotto da Tito Boeri, risponderà alla domanda: Cosa si può fare del populismo? Alle 18.30, Alberto Alesina dell’Harvard University, rifletterà sul rapporto fra immigrazione e stato sociale comparando fatti con percezioni diffuse. Alle 21.00 Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, si addentrerà nel rapporto fra istituzioni politiche nazionali, macchina dello Stato e mercato globale.

Venerdì 31 maggio, alle 10.00, Enrico Letta e Ilvo Diamanti analizzeranno i nuovi scenari che saranno determinati dai risultati delle elezioni europee, fra nazionalismo ed integrazione economica. Mentre alle 11.00, la professoressa Hilary Hoynes dell’Università di Berkeley, affronterà il tema, molto attuale, del reddito universale di base inaugurando la serie delle lectures dedicate alla memoria di Alan Krueger, il grande economista presente a numerose edizioni del festival, scomparso un mese fa. Nel pomeriggio Jan Zielonka, dell’Università di Oxford, si occuperà degli errori delle élite alle origini del sovranismo e Cas Mudde delle cause dell’ascesa del populismo, mentre la sera alle 21.00 il Festival ricorderà Antonio Megalizzi, il giornalista trentino rimasto vittima di un attentato terroristico a Strasburgo.

Sabato 1 giugno, Elhanan Helpman, dell’Università di Harvard,si interrogherà sul rapporto fra globalizzazione e disuguaglianze, mentre Joel Mokyr, della Northwestern University, parlerà alle 11.00 dei rischi di una stagnazione secolare nei paesi avanzati e Olivier Blanchard discuterà della sostenibilità del debito pubblico italiano. Alle 19.00 l’intervento di Filippo Grandi, Alto Commissario delle nazioni Unite per i rifugiati, che offrirà una testimonianza anche sulle conseguenze del conflitto in Libia. La giornata si chiude alle 21.00 con John Bercow, speaker della Camera dei Comuni inglese.

Domenica 2 giugno, alle 10.30, la conferenza del giornalista Federico Rampini, volto noto del Festival, che si interrogherà sul perché le classi lavoratrici, in tutto l’Occidente, si sono spostate a destra. Alle 12.00 sarà invece la volta del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Alle 14 il Premio Nobel Michael Spence discuterà dell’integrità delle competenze. Chiuderà alle 15.30 il professor Raghuram G. Rajan, economista indiano, che insieme a Tito Boeri cercherà di tirare le fila del lungo dibattito che caratterizzerà il Festival.













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