Storo, il suono dell’organo torna all’antico splendore 

Sabato l’inaugurazione dello strumento nella chiesa arcipretale dopo il restauro La cassa armonica è del 1665. Concerto d’apertura affidato a Domenico Giovanelli


di Aldo Pasquazzo


STORO. Tra una settimana (sabato 15 dicembre alle 20.30) la gente di Storo e dell'Unità pastorale Madonna dell'Aiuto avrà modo e occasione di conoscere pregi e storia del proprio organo. Il maestoso strumento, di valore storico e artistico, dislocato a ridosso dell'altare maggiore della chiesa arcipretale di SanFloriano, è stato di recente revisionato e rimesso a nuovo. A spiegare e addentrarsi nei vari passaggi sarà il professor Paolo Delama referente del Servizio liturgia presso l'Arcidiocesi di Trento. Il docente di fatto illustrerà non solo tempi, modi e costi dell'opera ma anche i ritrovati suoni dello strumento la cui base dotata di ruote rispetto ad una volta non è più sotto il pulpito , ma bensì sul presbiterio di fianco all'altare maggiore.

L'intervento, espletato dalla ditta Mascioni da Cuvio nel varesotto che peraltro aveva già messo mano una volta precedente nel 1952, in circa due mesi di lavoro ha reso lo strumento come nuovo. Una squadra di professionisti che con dovuta pazienza ha smontato pezzo dopo pezzo in modo da revisionare il tutto alla lettera. Ad accompagnare l'azzeccata azione di ripristino sarà lo stesso organista Domenico Giovanelli che nel corso della serata eseguirà musiche di Vivaldi, Bach e Belliere.«La sua cassa armonica – dice quest'ultimo – risale al 1665 ma poi ammodernata nel 1841 tanto che vi rimase sino al 1924, dopodiché la struttura venne sostituita con un usato che suono sino al 1952 anno in cui venne sostituito con un nuovo ( opera 677 della stessa Mascioni ) attraverso un esborso ,considerato all'epoca vertiginoso, di circa tre milioni di lire , pari al valore all'epoca di tre nuove case “.

Quel maestoso strumento a canne di momenti solenni in anni e anni ne ha comunque esercitati molti ad iniziare dalla tante prime messe che giovani seminaristi del posto (anni 60) erano stati avviati all'esercizio sacerdotale da parte del compianto monsignore Salvatore Scalvini in quegli anni vice e poi rettore del seminario minore di Trento. «Le disponibilità delle nostre famiglie per dare un futuro ai figli erano limitate e allora la bontà del monsignore - ricordava un tempo don Bruno Armanini - era quella di assecondare e dare una buona mano ai paesani. Chi poteva dava mille o due mila lire al mese, altri invece donavano quanto la campagna offriva. Era un prete don Salvatore che alla sua Storo ha dato tanto: la salma riposa presso il cimitero del convento delle Suore di Carità a Besozzo dove negli ultimi anni di vita, dopo aver lasciato cupola & battistero roveretano di San Marco, aveva esercitato il ruolo di cappellano e padre spirituale delle monache» .

Pure infinite le suonate eseguite in occasione di matrimoni che tra il 1940 e il 1980 erano solite tenersi quasi ogni sabato sotto quelle navate da parte dell’arciprete di allora don Vigilio Flabbi, oppure alle tante funzioni funebri nonché in coincidenza ai solenni canti del Te Deum di fine anno.»

Erano anni che a volte di matrimoni in chiesa se ne contavano in quel sabato non uno ma anche due, ricorda l'ultra novantenne Pierino Zontini Marchiòr tra i più anziani di Storo.

Negli ultimi settant'anni su quella tastiera d'organo si erano avvicendati oltre al compianto - capofila Danilo Baratella anche altri giovani, tra cui Renato Mezzi, il professor Gianfranco Demadonna, Simone Pezzarossi, Francesco Romele e Domenico Giovanelli.















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