RIVA DEL GARDA. Alla fine l'insistenza con cui ha pressato per diversi mesi l'ex moglie è costata cara ad un arcense di 47 anni, G.G. le sue iniziali, al quale gli agenti del Commissariato di Polizia di Riva, guidati dal vicequestore Giuseppe Grasso, hanno notificato, sabato scorso, l'ordine agli arresti domiciliari stabilito dal giudice del tribunale di Rovereto. Il reato contestato all'uomo è quello di stalking, articolo 612 bis del codice di procedura penale, che presuppone il verificarsi in maniera protratta nel tempo di atti persecutori. Nel caso in questione l'opera di stalking ha avuto una durata di circa un anno dal momento in cui sono iniziate le segnalazioni alle forze dell'ordine fino all'istante dell'arresto con divieto di lasciare il domicilio.

In questo periodo l'arcense, secondo l'accusa, ha riservato all'ex coniuge e al suo nuovo compagno attenzioni particolari, arrivando ad inscenare veri e propri appostamenti in strada, da qui il reato di stalking. Il codice penale prevede inizialmente, nei confronti dello stalker, l'ammonimento da parte del questore, in seguito alla prima denuncia della vittima. A quel punto l'accusato è ufficialmente avvisato: la reiterazione del reato fa scattare l'immediato arresto, senza la necessità di una querela avanzata dalla parte offesa. In altre parole gli inquirenti, nel caso di prosecuzione delle molestie, agiscono d'ufficio e questo è quello che è accaduto in seguito all'ultimo episodio perpetrato dall'arcense, secondo la ricostruzione dei fatti fornita dallo stesso Grasso nella conferenza stampa di ieri pomeriggio, tra gli insulti rifilati alla donna e il pugno sferrato al compagno.

Gli uomini del Commissariato hanno così proceduto all'identificazione e quindi alla nuova segnalazione alla Procura. A quel punto è scattato l'ordine dell'arresto ai domiciliari. Il reato in questione prevede una pena detentiva che va dai 6 mesi ai 4 anni a seconda della gravità dei fatti. Quella dello stalking è una specifica del codice penale relativamente nuova; introdotta per legge nel 2009, non è ancora entrata a far parte della piena consapevolezza soprattutto delle donne, statisticamente le più soggette a questo tipo di reato, che ancora non sanno di avere dalla loro parte uno strumento efficace con cui potersi difendere.