Spending review, da Roma nessuno sconto a Trento

Passa l’emendamento di salvaguardia ma il governo fa togliere la frase che faceva riferimento all’accordo di Milano e alle intese finanziarie attivate


di Robert Tosin


TRENTO. Se proprio vogliamo fare gli ottimisti e vedere il bicchiere mezzo pieno possiamo dire che il governo ha riconosciuto che le autonomie non possono essere buttate nel calderone della spending review, riconoscendo la specialità degli statuti. Ma vista la situazione è difficile pensare che con l’approvazione dell’emendamento di ieri in commissione al Senato i rapporti fra Trento e Roma si siano normalizzati. Tanto più che per fare un ulteriore dispettuccio, il governo ha voluto togliere dal documento presentato dalle autonomie virtuose la postilla che doveva salvare o almeno inserire nei conti tutto quanto già versato (a partire dall’accordo di Milano). La malignità che serpeggiava a palazzo Madama racconta di pressioni dei senatori siciliani, chiamati a difendere l’isola autonoma che finora allo Stato non ha dato un cent, anzi. «Visto che il degrado con Roma è ai massimi livelli - ha commentato il presidente Lorenzo Dellai - ci aspettavamo di tutto e alla fine è passato proprio il minimo sindacale. Possiamo comunque ritenerlo un segnale importante e per questo ringrazio tutti i senatori rentini che si sono impegnati su questo fronte e quei pochi che al governo ci hanno almeno ascoltato. Lascia molto perplessi che si sia arrivati a questo riconoscimento “ovvio” dopo aver ingaggiato praticamente un corpo a corpo durissimo. Non capisco poi perché abbiano voluto togliere quel riferimento a quanto Trento e Bolzano hanno già dato. Ma resta pacifico che per noi quello è e rimane, perché non si può prescindere dagli accordi già fatti e dal nostro contributo al risanamento dei conti dello Stato. Devo ammettere che ero molto scettico: ho seguito passo a passo i lavori della commissione ed ero davvero preoccupato. Rispetto al clima che c’era ci è andata bene. Ma il problema non si risolverà fino a quando non saranno aperti i tavoli bilaterali di confronto. Quando il governo si deciderà di dismettere questo atteggiamento burocratico ci troverà pronti alla trattativa».

E’ molto scettico anche il senatore Claudio Molinari che ha seguito i (caotici) lavori di commissione minuto per minuto. «Ho apprezzato se non altro il gesto di buona volontà politica per cui viene riconosciuta la specialità delle autonomie e anche del relativo sistema. Che sia scritto nero su bianco su una norma finanziaria diventa una buona base dalla quale partire. Ma è chiaro che se non si torna ad un ripristino delle regole qui non si va da nessuna parte. E questo si fa tornando alla trattativa o chiedere il riconoscimento attraverso la Corte costituzionale. Per quanto mi riguarda non ho ancora deciso come votare. Devo confrontarmi con alcuni colleghi e riflettere su alcune questioni. Lunedì al dibattito sulla fiducia interverrò».

Il senatore della Lega Sergio Divina si dimostra moderatamente soddisfatto, visto che almeno è arrivato un riconoscimento delle autonomie. «Come abbiamo sempre detto, Roma ci faccia sapere qual è la parte che il Trentino deve assicurare per contribuire ai conti dello Stato, ma non intervenga sul modo in cui quei risparmi saranno ottenuti». Ora, superato lo scoglio - operazione per niente scontata - della clausola di salvaguardia, pur azzoppata, si arriverà lunedì in aula dove si discuterà sulla fiducia e quindi l’emendamento diventerà parte integrante del decreto senza ulteriore trattazione. E poi si attenderà l’apertura del tavolo bilaterale.

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