Trento

Spaccio,condanne per quasi 100 anni

L’organizzazione composta da albanesi e nordafricani aveva la base in Cristo Re e si occupava di cocaina ed eroina



TRENTO. Una serie di condanne che, sommate, sfiorano i 100 anni. E mancano ancora le decisioni per alcuni imputati, latitanti. Si è così parzialmente chiusa - siamo in primo grado - la parte giudiziaria dell’operazione «Ku-je» portata a termine dalla squadra mobile e della sezione di p.g. della polizia un anno fa. Un’operazione su vasta scala con 16 arresti e un maxi sequestro di droga. Il potenziale guadagno dallo spaccio era stato quantificato in almeno 800 mila euro. Uno spaccio cittadino con il quartier generale della banda (per gran parte degli indagati era stata riconosciuta l’associazione) a Cristo Re.

Dopo le indagini e gli arresti, si è passati in aula con quattro persone che hanno patteggiato pene variabili fra l’anno e mezzo e i due anni. Soggetti, questi, ai quali non era constata l’aggravante dell’associazione. Venerdì invece, all’aula dell’Assise c’è stata l’udienza preliminare per altri 18. Jakup Gjeci, considerato uno dei capi con l’abbreviato è stato condannato a 7 anni e quattro mesi, altri sedici imputati a cinque anni mentre per D. S., latitante, è stata scelta la strada del dibattimento. Sommando le condanne arrivate fino a questo momento si arriva al conto totale di 94 anni e otto mesi di carcere. Più migliaia di euro di multe.

L’indagine era partita nel 2015, e, sotto il coordinamento del sostituto procuratore Davide Ognibene, aveva permesso di ricostruire la rete di contatti tra gli spacciatori e i trafficanti. Il gruppo organizzato era composto prevalentemente da cittadini albanesi che, ben inseriti nel contesto sociale trentino, non destavano sospetti ma che in effetti gestiva un vasto traffico tra Trento, Bolzano e Brescia. Per lo spaccio al dettaglio il gruppo si avvaleva di manovalanza tunisina e algerina. L’indagine aveva coinvolto 52 persone di cui 22 sono state arrestate, mentre 15 sono state denunciate a piede libero; gli investigatori avevano sequestrato 4 chili fra cocaina e eroina.

I membri del gruppo, in base alle indagini della polizia, di giorno guidavano il camion o il furgone per consegnare pacchi in giro per la città, lavoravano come artigiani o operai. Ma poi, il pomeriggio o la sera confezionavano dosi di cocaina o eroina nelle cucine delle loro case, in condomini di via Stoppani e via Fratelli Fontana a Cristo Re o di Gardolo. E poi rifornivano gli spacciatori di mezza città, quelli che vendono al dettaglio la droga in piazza Dante.

In base a quanto emerso dalle indagini gli indagati mettevano insieme i loro risparmi per andare a comprare la droga in Lombardia e poi confezionavano le dosi che vendevano agli spacciatori nordafricani che quindi andavano a rifornire le piazze più attive. Una vera e propria catena di montaggio che era stata smantellata dalla polizia a partire da un piccolo episodio di estorsione che si era verificato nel maggio 2015. I capi erano tre albanesi Jakup Gjeci, Sajmir Korriku e Erjon Merhani. Erano loro a coordinare l’attività. Sotto di loro albanesi e tunisini che andavano a rifornirsi di droga e poi la vendevano all’ingrosso. (m.d.)













Scuola & Ricerca

In primo piano