«Sigarette elettroniche, divieto bluff»

Il fotografo Panato, tra i primi a fumarle: «La verità è che lo Stato non riusciva a tassarle, tanto vale tornare a quelle vere»


di Paolo Morando


TRENTO. Il giro di vite alla fine è arrivato a metà: stop alle sigarette elettroniche nelle scuole ma non nei locali pubblici. Questo il verdetto emesso ieri dal Consiglio superiore di sanità: un parere, benché non vincolante, trasmesso al Ministero della salute, per le decisioni del caso. E tutto lascia prevedere che non si discosteranno dalle raccomandazioni espresse. Che a loro volte seguono solo in parte i provvedimenti annunciati nella vicina Francia, dove il governo ha già fatto sapere di voler vietare l’utilizzo delle “e-cig” in bar e ristoranti. Oltre che, in tutti i casi, ai minorenni. E i fumatori che negli ultimi mesi le hanno adottate, chi per moda chi per cercare di fare a meno delle “bionde” tradizionali, che ne pensano? Dino Panato, fotografo anche per il nostro giornale, a Trento è stato fra i primi a convertirsi alle sigarette elettroniche. E osserva il tutto con un certo disincanto: «Per me non cambia nulla, io le fumo per strada o in automobile, mai nei locali pubblici. A qualcuno può dare fastidio, perché un certo odore lo producono. E quel qualcuno va sempre rispettato».

Panato, da quando fuma?

Da sempre, da quando avevo vent’anni. E ora ne ho ormai sessanta.

Quante sigarette?

Sono arrivato anche a due pacchetti.

Per questo è passato a quelle elettroniche?

Sì, nel febbraio dello scorso anno. Non è che volessi smettere, ma almeno riuscire a diminuire quelle tradizionali.

Ce l’ha fatta?

Direi di sì. Ora ne fumo al massimo otto-nove.

Chi l’ha spinta a farlo?

Il primo negozio che le vendeva in città era in via Vittorio Veneto, vicino al mio studio fotografico. Mi ha incuriosito e ne ho parlato con il mio medico, che mi ha detto: qualsiasi cosa ti possa aiutare a ridurre le sigarette provala, fai solo bene. Contengono solo nicotina e fra tutte le sostanze contenute nelle sigarette normali è quella che fa meno male.

Non che faccia bene.

Ovvio, soprattutto se ne assumi troppa: cardiopatie, o cose del genere. L’importante è non superare certi limiti. E dopo un po’ te ne accorgi.

Quali limiti, in termine di ricariche elettroniche?

Dipende dalla concentrazione di principio attivo. Ci sono fiale di diversa intensità. Io di solito ne uso due al giorno, una da 9 e una da 16, quest’ultima però solo metà.

Aromatizzate?

No. Solo aroma di tabacco.

Però con le “bionde” non ha smesso del tutto.

All’inizio c’ero riuscito, avevo smesso totalmente. Poi una serie di cose... ogni tanto una sigaretta vera ci scappava. E ora alterno.

Dove sta la differenza, per un fumatore incallito?

La sigaretta elettronica dà soddisfazione su alcuni meccanismi tipici, come quelli della gestualità. Ma tenerne una vera tra le dita, schiacciare il filtro tra i denti, beh, quella è tutta un’altra cosa. Parlo di fumatori “tossici”, è ovvio. E poi con quelle elettroniche c’è tutta la faccenda dello schiacciare il bottone, aspirare, rilasciarlo...

Benefici nella diminuzione del fumo tradizionale?

Evidenti. Prima andavo a trovare mio figlio e gli dicevo al citofono: “Mandami giù subito l’ascensore”. Ora invece salgo le scale a passo spedito senza arrivare in cima col fiatone.

Come convive con chi non sopporta le sigarette?

Con buon senso. Resto convinto che il pericolo da fumo passivo provocato da una sigaretta in un bar sia ridicolo, ma a parte questo l’ho sempre spenta di fronte a persone che non gradivano. Il discorso è però diverso se si considera il cattivo esempio che si può dare a bambini e ragazzi: allora no, non si fuma.

E la sigaretta elettronica?

Stessa cosa. Anzi, ad un giovane può dare un esempio ancora più dannoso.

Quindi sarebbe d’accordo sul divieto nei locali pubblici?

Parliamoci chiaro: il Monopolio di Stato ci ha rimesso un sacco di soldi, perché essendo presidio sanitario contro il tabagismo non le si poteva tassare. Se ora la si vieta, tanto vale tornare a quelle normali. Che invece sono tassabili...

Lei le ha mai fumate in locali pubblici?

Mai. Ma ci sono casi curiosi. Allo stadio Meazza di Milano, ad esempio, mi è capitato di accenderne una. Uno steward mi ha ripreso e gli ho spiegato che era una sigaretta elettronica, esclusa dal divieto. E non mi ha replicato. Al Dall’Ara di Bologna, invece, sono vietate pure quelle. Regole quindi diverse da caso a caso: un po’ di chiarezza in eftetti servirebbe.

E a Trento? Conosce molti fumatori di sigarette elettroniche?

Alcuni. Il segretario di Dellai, il commissario del governo Squarcina. Che una volta mi ha detto: anche lei con la sigaretta elettronica, un altro che mi imita... Gli ho risposto: guardi che ho iniziato l’anno scorso. E lui: allora è arrivato prima lei, smetterò io.

Altri aneddoti?

Una volta ero in ospedale per visitare mio cognato e ne ho accesa una, per scherzo. Mi vede l’infermiera e mi fa: noooo, qui non si può... E io: ma siete voi che avete portato qui mio cognato. Poi le ho detto: guardi che è elettronica. E lei: scusi, non me ne ero accorta.

Grazie Panato. Ora devo proprio accendermi una sigaretta, ma di quelle vere.

Io ne ho appena finita una.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano