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Scuola, si cambia: ecco il superdirigente

Sceglierà i docenti in funzione del progetto d’istituto: incarichi triennali. Valutazione: 2 milioni per valorizzare il merito


di Chiara Bert


TRENTO. Cambia il metodo di reclutamento dei docenti, che non saranno più assegnati ad una cattedra ma ad un ambito territoriale, dal quale il dirigente scolastico potrà «pescare» gli insegnanti in funzione del progetto d’istituto, ai quali sarà proposto un incarico di tre anni. Si introduce un sistema di valutazione degli insegnanti, con un fondo di 2 milioni di euro per valorizzare il merito. Potranno essere assunti docenti a tempo determinato per insegnamenti di carattere interdisciplinare. Infine, a partire dall’anno scolastico 2018-2019, il tempo-scuola sarà riorganizzato su 5 giorni a settimana, dal lunedì al venerdì. Sono le principali novità del disegno di legge di riforma della scuola trentina approvato ieri dalla giunta provinciale e che ora affronterà l’iter legislativo in commissione con le audizioni («Studenti compresi», ha assicurato il presidente e assessore all’istruzione Ugo Rossi) per approdare in aula a giugno.

«Non si tratta di un semplice adeguamento alla riforma nazionale del governo Renzi - ha sottolineato Rossi - ma di un’opportunità per migliorare il sistema scolastico trentino». «Una scuola più che buona, di altissimo livello nel panorama europeo, lo dicono i numeri e le classifiche», ha rivendicato il governatore, al rientro ieri dopo una settimana ad alta tensione tra minacce di dimissioni dopo il caso Baratter e l’indagine sull’appalto a Telemedika che vede coinvolto suo cognato.

Autonomia scolastica e reclutamento. «È una riforma che dà più autonomia e più responsabilità del dirigente scolastico», ha sintetizzato ieri Rossi. La «buona scuola trentina» vede protagonista, come quella nazionale, la figura di un dirigente scolastico con più poteri rispetto al passato. Il metodo di reclutamento, a partire dall’anno scolastico 2017-2018, cambierà così: i docenti di ruolo saranno assegnati non più a una cattedra ma a un ambito territoriale, da cui il dirigente sceglierà i docenti in funzione del progetto d’istituto, che diventerà l’elemento identificativo della scuola. Come saranno delineati questi ambiti ancora non è chiaro: «Ai sindacati - ha spiegato Rossi - abbiamo già detto che non useremo l’ambito unico provinciale previsto dalla riforma nazionale. È probabile che ci saranno ambiti diversi tra primo ciclo e superiori, in modo da evitare che si creino ambiti di serie A e di serie B». Al docente sarà proposto un incarico di tre anni e, se al termine non sarà rinnovato, l’insegnante tornerà nell’ambito di appartenenza. Sempre sul fronte dell’autonomia scolastica, viene introdotto l’insegnamento alla cittadinanza, che prevede anche la conoscenza del territorio e della specialità trentina, «argomenti - ha detto il presidente - che non siamo certi che oggi vengano ovunque affrontati con la dovuta attenzione».

Valutazione e merito. Tema da sempre difficile, quello della valutazione degli insegnanti. «Serve grande prudenza», ha ammesso lo stesso governatore spiegando che tra le novità del disegno di legge c’è l’introduzione di sistemi di valutazione dell’attività dei docenti: «Chi si impegna, si forma, sperimenta, innova, lavora per coordinare e non per disgregare, sarà premiato». Per il fondo per la valorizzazione del merito saranno stanziati 2 milioni di euro. La valutazione sarà su tre anni e il compito di definire i criteri a cui i dirigenti dovranno attenersi sarà il Comitato di valutazione provinciale.

Settimana corta. Rinviato di un paio d’anni il progetto della settimana corta: l’organizzazione su 5 giorni (che oggi è adottata dall’80% delle scuole del primo ciclo) partirà solo dall’anno scolastico 2018-2019.

 













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