Rogo, tutti salvi. Anche grazie alla gatta

L’animale ha svegliato i coniugi Vanna e Sergio Ninzatti grattando sulla porta quando il fumo stava già invadendo i locali



ROVERETO. A Zaffoni ci vorranno settimane per tornare alla normalità. Tutto il piccolo borgo storico del paese porta i segni del fuorioso incendio che nella notte tra sabato e domenica ha distrutto una ventina di metri di tetto. Quattro appartamenti e quattro famiglie danneggiati più pesantemente, ma danni minori, a causa del calore, hanno patito anche le case adiacenti. E ancora ieri vicoli e avvolti erano ingomrbi di macerie carbonizzate: i resti quasi irriconoscibili di ciò che si trovava dentro la mansarda al centro della stecca di case, la più gravemente danneggiata. Quello che non è bruciato è stato fuso dal calore: le reti contorte dei letti, un ammasso informe in cui si intuiscono i resti di macchine fotografiche e cannocchiali, suppellettili da cucina.

Difficile avere a breve certezze su cosa abbia innescato le fiamme. Sicuramente sono partite dal tetto e si sono allargate aggredendo proprio travi e tavolacci sotto i coppi della copertura. Ma saranno i periti dei vigili del fuoco di Trento a dover dire se a far partire il primo focolaio sia stato un corto circuito o una canna fumaria surriscaldata.

Quello che già ora tutti danno per assodato è che il fuoco sia partito dalla parte centrale della stecca di case, il tetto della famiglia Ninzatti. Verso le 1,30 di notte, Sergio e sua moglie Vanna Braida stavano dormendo, quando sono stati svegliati dal fuorioso grattare della loro gatta sulla porta di uscita. Il tempo di svegliarsi ed hanno visto il fumo che stava invadendo i locali. Sono scesi in cortile. Dove contemporaneamente arrivavano anche Ivano Fait e Milva Folgarait, i loro vicini. Che erano stati svegliati dall’odore di fumo e, alle 1,40, hanno telefonato ai pompieri dando l’allarme.

«Mi sono svegliato per la puzza di fumo - dice Ivano - e sono uscito sul balcone per vedere cosa succedeva. Da tutta la falda del tetto si vedeva uscire il fumo da sotto i coppi. Era evidente che il problema era serio: chiamati i pompieri, siamo scappati». Dall’altro lato della palazzina i due piccoli appartamenti di Ornella Fait e di Michele Stedile. La ragazza era in casa ma si sono voluti i pompieri per convincerla ad uscire. Stedile non era in casa.

I primi soccorritori ad arrivare, nemmeno 15 minuti dopo la chiamata, sono stati i pompieri di Rovereto. Poi raggiunti dai colleghi di Trento, Volano, Calliano, Besenello, Trambileno, Terragnolo, Nogaredo, Villa e Nomi. Case vecchie, tetti adiacenti e spazi angusti: hanno dovuto lavorare con scale e pompe a mano ed evitare che il fuoco si prendesse l’intera Zaffoni. Ci sono riusciti.

Nessun ferito. Solo Vanna Braida è stata portata al pronto soccorso: era in profondo stato di choc. Già domenica era a Zaffoni, comunque, a cercare la sua gattina. Che, per inciso, si è salvata. I vicini l’hanno vista ieri aggirarsi attorno alle case. (l.m)

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