Rogo doloso, in fiamme quattro baite

Mendola, una delle costruzioni completamente distrutta. Si tratta degli edifici al centro da anni di un contenzioso


di Giacomo Eccher


MENDOLA. Pochi dubbi sull'origine dolosa dell'incendio che la notte scorsa ha distrutto completamente una baita (di proprietà di Franz Mattei, 82 anni, di Termeno) e gravemente danneggiato altre tre nei pressi del rifugio Genzianella, in comune catastale di Cavareno. L'allarme è scattato poco dopo le 23.30 di martedì con il botto provocato, quasi certamente, dallo scoppio di una bombola di Gpl che si trovava nella baita poi distrutta.

Quando i pompieri poco prima di mezzanotte sono arrivati sul posto a sirene spiegate hanno visto che le baite che bruciavano erano quattro nel raggio di qualche centinaio di metri. Niente da fare per una ed hanno cercato di salvare le altre ma con molta difficoltà perché in zona l'acqua scarseggia e manca una rete antincendio. «Abbiamo dovuto alimentare le autobotti con il camion serbatoio per l'acqua potabile in dotazione al corpo di Castelfondo perché in loco acqua non ce né», ci ha spiegato l'ispettore del distretto antincendio di Fondo, Corrado Asson, che ha coordinato sul posto le operazioni che sono andate avanti fin dopo le tre del mattino. Sul posto in pochi minuti sono infatti accorsi i pompieri volontari di Ruffré e di Cavareno seguiti poco dopo da quelli di Sarnonico, Fondo e Romeno che si sono portati l'acqua. Chiaramente dolosa l'origine del rogo, anche se l'ispettore Asson non si sbilancia : parla infatti di incendi sicuramente 'provocati', ma su dolo o colpa rinvia ai carabinieri che hanno perlustrato a lungo la zona illuminata a giorno dalle fotoelettriche dei pompieri di Ruffré per cercare indizi o tracce che portino al responsabile.

Le baite andate a fuoco appartengono (titolo di proprietà controverso, perché sono su suolo comunale di Cavareno, che le ha sempre rivendicate) a cittadini di Caldaro, Termeno e Cornaiano, che le abitano da alcuni decenni. Un periodo lunghissimo contrassegnato da una serie infinita di ricorsi e contro ricorsi a tutti i livelli di giudizio possibili ed immaginabili che in passato ha messa a dura prova gli stessi rapporti di buon vicinato tra comuni confinanti di Cavareno e Caldaro. Rapporti su cui da alcuni anni è ora tornato il sereno e che anzi ultimamente sono diventati ottimi tanto che le due amministrazioni stanno cercando di attrezzare la zona con un minimo di urbanizzazione quanto meno per le decine di baite che sono urbanisticamente regolari.

«Stiamo portando in porto un piano attuativo, che a breve approderà in consiglio, per la riqualificazione urbanistica dell'area che come detto è molto antropizzata e dotarla di fognature e di una rete idrica. Questo rogo è un gesto inqualificabile che mira solo a fare confusione e a farci tornare indietro anche perché purtroppo non è il primo che capita in zona», commenta il sindaco di Cavareno, Gilberto Zani. Qualche tempo fa, infatti, era andata in fumo una baita, su catasto di Ruffré ma sempre in zona Mendola, che faceva parte di un lotto di tre villette di legno regolarizzate dal comune e messe in vendita. Due sono state acquistate e la terza era andata in cenere una notte poco prima dell'asta.

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