Robol: «Sulla movida è ora di cambiare passo»

L’assessore apre agli esercenti: «Ora si faccia una riflessione in giunta» Gli operatori chiedono chiarezza sui concertini all’aperto e meno brurocrazia


di Paolo Piffer


TRENTO. La giornata di lauree universitarie, con feste nei bar al seguito, non ha favorito la partecipazione dei gestori dei locali all’incontro di palazzo Geremia con l’assessore comunale Andrea Robol sulla movida cittadina. Una decina i presenti. Comunque, quella che l’assessore ha chiamato un’operazione ascolto e il Trentino definì nei mesi scorsi, a seguito di un affollato forum svoltosi nella nostra sede, gli stati generali della movida, è sembrato essere la prima tappa di un percorso per cercare di modificare, almeno in quanto a metodo e se mai ci si riuscirà, i rapporti tra interessi e soggetti diversi. Si tratti dei baristi come degli studenti universitari, dei residenti come della burocrazia comunale. Perché Robol, prima di iniziare a prendere appunti, una cosa l’ha detta, e chiara. «É ora, per quanto possibile – ha sottolineato – che una città di quasi 116mila abitanti come Trento e con 16mila studenti universitari cambi passo». Per concludere, una volta raccolte le proposte e i desiderata degli intervenuti: «Ora si apre un ragionamento in giunta per quanto i problemi siano ben presenti e il sindaco li abbia affrontati più di una volta». Ma anche per il fatto che Robol, che si occupa di cultura, turismo e giovani, non ha le deleghe per intervenire su materie amministrative più di competenza del settore economico. E infatti, scopo dell’incontro era quello, in particolare, di sentire i diretti interessati sui luoghi della cultura e la musica nei bar. Che poi sono comunque le tematiche attorno alle quali da molto tempo ci si accapiglia e sulla cui scorta fioccano multe, chiusure di locali, difficoltà di rapporto con i residenti ma anche con la polizia municipale che passa, a volte “stanga” e, almeno secondo alcuni gestori, applicherebbe pedissequamente le norme senza un minimo di elasticità, o di interpretazione, se vogliamo.

Sia come sia, c’è un aspetto che ieri è emerso con una certa forza e urgenza. In vista della bella stagione e quindi della possibilità di proporre musica all’aperto, i gestori hanno chiesto a palazzo Thun di verificare, e rendere noti, i risultati della sperimentazione applicata l’anno scorso a seguito del nuovo regolamento sulle modalità alle quali conformarsi, dal numero dei musicisti all’amplificazione fino ai decibel permessi. Tanto per sapere, hanno sottolineato, come programmare, quali gruppi poter chiamare, con che caratteristiche allestire il “palco”. Non è che si possa improvvisare da un giorno all’altro, hanno fatto capire. Altro tema affrontato è stato quello della burocrazia. «Troppa – è stato detto - Inoltre, è necessario coinvolgere nel processo autorizzativo anche il servizio cultura, che sa di cosa si parla. E non trovarsi davanti ad una pura compilazione di scartoffie girando dall’ufficio ambiente alla polizia amministrativa». Una pattuglia di vigili che giri la notte in funzione preventiva, conciliante e non repressiva e le responsabilità all’esterno dei locali gli altri due argomenti forti affrontati.

Analogo incontro, questa volta con le associazioni giovanili e universitarie, si è svolto un paio di pomeriggi fa. Più autobus che circolino la sera tardi e colleghino la città con le periferie (in caso di concerti fuori dal centro), l’istituzione di un Centro giovani che faccia da volano per la realizzazione di iniziative le più diverse tra loro e, anche qui, meno burocrazia, le richieste dei ragazzi.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano