«Riaprire le case chiuse tutela le donne»

Annelise Filz, avvocato e consigliera all’Argentario: la legge Merlin ha fallito. Basta con l’ipocrisia, facciamo come l’Austria


di Giuliano Lott


TRENTO. Non corre certo il rischio di passare per oscurantista, Annelise Filz. Per lei parla il curriculum: avvocato, ex consigliera di parità e presidente della commissione provinciale pari opportunità, eletta con il Pd nella circoscrizione Argentario. Eppure non ha esitato quando mercoledì si è trattato di votare l’ordine del giorno presentato dalla Lega Nord che ha per tema la proposta di riaprire le case di tolleranza.

Avvocato, non ritiene che la legge Merlin, con la quale vennero abrogati i bordelli oltre 50 anni fa, sia stata una conquista civile?

Non so se lo è stata davvero. Piuttosto la legge Merlin ha dimostrato nei suoi effetti che la prostituzione non solo non è stata eliminata, ma si è trasferita sulle strade, dove la possibilità - per una donna, un uomo o un transessuale - di autogestirsi è minore, regalando spazio alla criminalità e ai racket. La legge Merlin risente di un’impostazione legata all’ordine pubblico e a una morale un puritana, e diciamolo pure, un po’ ipocrita che ha fatto il suo tempo.

Quindi va abrogata perché non si è dimostrata efficace ?

Costringendo le donne a prostituirsi in strada, intendeva forse scoraggiarle dal farlo. Ma come si vede, non ha funzionato.

La legge non proibisce la prostituzione, quanto il suo sfruttamento...

Non bisogna fare finta di non vedere che per molte persone prostituirsi è una libera scelta. Con l’attuale legge, se due prostitute condividono un appartamento ed esercitano in casa propria sono soggette al codice penale: scattano i reati di sfruttamento e di favoreggiamento. Certo, un colpo di spugna alla legge Merlin non cancella il problema delle “prostituite”, cioè delle persone che sono costrette a vendersi in strada. Spesso di tratta di donne fuggite da altri paesi, finite nelle mani di sfruttatori senza scrupoli che le avviano al giro della prostituzione forzata. E queste situazioni vanno represse. La riapertura delle case chiuse sarebbe d’aiuto.

Non le pare una contraddizione? Lontano dalla vista, lo sfruttamento potrebbe prestarsi a eccessi perfino peggiori .

Innanzi tutto, con la legge attuale è assai difficile provare lo sfruttamento della prostituzione. Che invece, esercitata in casa, diventerebbe lavoro. Un’attività che deve essere considerata una professione, e quindi soggetta a controlli, igienico-sanitari e amministrativi. A tutela della prostituta ma anche del cliente. Oggi invece se una prostituta clandestina subisce violenza non può nemmeno denunciarla.

Ma che senso può avere un ordine del giorno votato in una circoscrizione di Trento? Servirebbe una riforma della leg ge nazionale.

Piccole cose possono dare il via a un processo più ampio. Da noi l’ordine del giorno della Lega, che sta girando in tutta Italia, ha dato il via a una riflessione importante. Qualcosa si sta muovendo e la politica in fondo è questo: portare l’attenzione su un problema concreto a un livello più alto.

Sulla prostituzione l’ha sempre pensata in questo modo o ha cambiato idea nel tempo?

L’ho sempre pensata così. Sia chiaro, io non lo farei mai, ma non giudico chi lo fa. E allo stesso tempo credo che chi la pensa in maniera diversa da me debba poter esercitare in piena libertà. Trovo poco edificante invece l’utilizzo del corpo della donna per vendere prodotti nelle pubblicità.

C’è anche un risvolto contributivo: se prostituirsi è riconosciuto come un mestiere, può essere tassato.

La Cassazione ha stabilito due anni fa che l’attività della prostituzione è tassabile, perché produce reddito. Per il giro d’affari che ha, porterebbe molte risorse alle casse dello Stato. In Austria e Germania è già così da molti anni.

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