Resti di cane arrostito lungo l’Adige

Una signora ha trovato le zampe e le ha fotografate. Il veterinario Lombardini conferma: sono state cotte


di Sandra Mattei


TRENTO. Giovedì, prima giornata di sole dopo tanta acqua, era il tempo ideale per portare i propri cani a fare una passeggiata. Deve averla pensata così Maria Cristina Arnoldo, che si è incamminata lungo le roste dell’Adige. Ma la passeggiata si è ben presto trasformata in incubo. La signora poco prima di mezzogiorno, ha imboccato il sentiero tra l’Adigetto e l’Adige e, quando è arrivata all'altezza della passerella pedonale delle Albere, ha scorto nell'erba delle zampe di animale, visibilmente arrostite.

Una visione choccante, anche perché il dubbio che quelle zampe potessero essere di cane ha assalito subito la signora. L'idea che qualcuno possa avere cotto e mangiato un cane, ha sconvolto Mariacristina, che ha pensato bene di scattare delle foto, con l’intento di fare una denuncia. E perché, se quel cane è stato ucciso per fame, la cosa, si è detta, non può essere passata sotto silenzio. Quella visione l'ha tormentata a lungo e, visto che nel pomeriggio doveva portare dal veterinario i suoi cani, ha pensato bene di chiedere al professionista il da farsi. Il veterinario è Luca Lombardini, che è tra l'altro il presidente della Lega del Cane, associazione che gestisce il canile di Trento.

Anche Luca Lombardini, che di situazioni di degrado ne ha viste parecchie, è rimasto molto colpito dalle foto in questione. Commenta: «Che non ci siano dubbi sul fatto che le zampe siano di cane, è certo, le ho fatte vedere anche ai miei colleghi. Che qualcuno, poi, abbia ucciso un cane per mangiarselo, non lo possiamo sapere con certezza, al 100 per 100». Ragiona il veterinario: «Potrebbe trattarsi anche di un cane morto per cause naturali, che poi sia stato bruciato per disfarsene. Ma visto che a Trento episodi di gente che uccide i conigli lungo le roste dell'Adige o che si impossessa delle oche dei giardini di piazza Dante per mangiarserli non sono nuovi, io propendo per questa ipotesi». Gli estremi per una denuncia per maltrattamenti di animale, non ci sono. Però per un esposto da inviare al Comune, all'Asl e all'ordine dei veterinari, sì.

Spiega ancora Lombardini: «Qui non si tratta solo di un problema igienico sanitario. Al di là della fine del cane, che è inquietante, c'è anche l'aspetto umano. Una città come Trento non può permettere che si verifichino episodi del genere. Non è da comunità civile pensare che ci siano situazioni del genere. E lo dico perché sono più sconvolto per le persone, che per il cane».

Lombardini ricorda, a questo proposito, che qualche mese fa erano stati sequestrati sette cani all’ex Sloi, dove continuano a vivere in una situazione di degrado totale alcuni stranieri. «In quel caso - racconta - avevamo denunciato la situazione al Comune, perché dove queste persone si facevano da mangiare c’erano pantegane morte. E i cani allevati, il più delle volte, sono utilizzati per chiedere l’elemosina o per venderli fuori dai supermercati, come è successo prima di Natale».

Ora questo ulteriore episodio, che dovrebbe costituire un nuovo campanello d’allarme per chi amministra la città. Se, come è sicuro Lombardini, quelle zampe sono i resti di un pasto, perché senza dubbio cotte, vuol dire che il degrado in cui vivono alcuni cittadini stranieri è insopportabile. È vero che la nostra ottica di mangiare animali come le vacche, non per tutti è accettabile, ma visto che chi arriva dall’estero dovrebbe adattarsi ai nostri costumi, questi comportamenti non possono essere tollerati.













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