riva del garda

Rapina in casa: condanne a 5 e 2 anni

La pena più severa a Francesco Ce’: con Valentina Rajic (la donna ha patteggiato) ha assalito una rivana di 57 anni



RIVA. Cinque anni di reclusione. Questa la pena, arrivata al termine del rito abbreviato, che si è visto infliggere Francesco Ce’, ventottenne residente ad Arco ma di origini cremonesi, per la rapina in casa messa a segno nella tarda serata del 10 dicembre scorso ai danni di una donna rivana di 57 anni. La complice di Ce’, Valentina Rajic, 20 anni, ha invece patteggiato 2 anni, 2 mesi e 10 giorni di reclusione. Alla vittima, che si è costituita parte civile con l’avvocato Lorella Sitzia, è stato riconosciuto dal Gup Riccardo Dies un risarcimento di 20mila euro.

La posizione più pesante era quella di Ce’, che aveva sulle spalle precedenti specifici: il ventottenne, difeso d’ufficio dall’avvocato roveretano Emiliano Ballardini, aveva già una condanna per una precedente rapina in un ufficio postale a Cremona. Il giovane è stato condannato ad altri due anni di carcere (in questo procedimento era difeso, sempre d’ufficio, da Francesca Giacomelli) per un’altra vicenda, relativa alla spendita di alcune banconote false per acquistare ricariche telefoniche in una tabaccheria di Arco, episodio che ha portato le forze dell’ordine a trovare nel suo appartamento otto banconote da 20 euro e altrettante da 10, tutte false. Anche in questo caso l’imputato ha scelto il rito abbreviato.

La vicenda più grave, tuttavia, resta la rapina in casa del 10 dicembre, un fatto particolarmente efferato e davvero raro a queste latitudini. Secondo l’accusa, quella sera la coppia - con ogni probabilità dopo aver studiato le abitudini della vittima - aveva staccato la corrente elettrica per attirare in trappola la cinquantasettenne. In effetti la donna era uscita di casa per capire come mai si era interrotta l’erogazione della corrente: era stato in quel momento che i due l’avevano bloccata, imbavagliata con dei brandelli di lenzuolo e quindi rapinata di alcuni preziosi.

Ai carabinieri erano poi bastate poche ore per identificare i due responsabili della rapina. A Ce’, già noto perché sottoposto ad obbligo di firma proprio per la precedente rapina, i militari dell’Arma di Riva erano arrivati grazie alla descrizione fornita dalla vittima. Valentina Rajic era subito dopo finita nell’elenco dei sospettati per una telefonata ricevuta da Ce’ mentre questo veniva interrogato dai carabinieri. Da aggiungere che la Rajic aveva anche «dimenticato» uno zainetto con le proprie iniziali all’interno dell’abitazione della donna rapinata. Insomma, una serie di ingenuità che avevano permesso agli investigatori di chiudere in pochissimo tempo l’indagine su un fatto che ha scosso la comunità rivana.













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