«Provinciali, spesa coi buoni pasto»

La Fenalt rilancia. Ma i confederali: «Mancano soldi, le priorità sono altre»


Chiara Bert


TRENTO. Buoni pasto ai dipendenti pubblici anche per fare la spesa al supermercato. La Fenalt rilancia la propria battaglia per estendere l'uso dei ticket lunch dei provinciali: «Chi può criticarci perché ci facciamo un panino della bottega invece che al bar?». Ma gli altri sindacati frenano: «Non è il momento e non si può fare. Non ci sono soldi, le priorità sono altre».

«E invece sì che si può fare, in base a un decreto del 2005 - ribatte il segretario della Fenalt Maurizio Valentinotti - in molte aziende si fa così e questo sarebbe uno stimolo ad abbassare i prezzi dei bar, che oggi con il buono pasto da 6 euro offrono poco più di un panino». Nei giorni scorsi la Fenalt ha scritto ai dipendenti della Provincia per ribadire: «Chiediamo che il buono pasto venga dato a tutti, compresi i part-time. Crediamo che sia utile chiedere la spendibilità al supermercato e lo credono più di mille persone che hanno firmato per questa ipotesi». «La controparte (la Provincia, ndr) tiene duro perché aumentando l'utilizzo aumentano i costi, e nessun sindacato ci dà una mano».

Gli altri sindacati, appunto. Secondo la Fenalt remano contro: «La Uil ha preso posizione contraria, Cgil e Cisl non si sono espresse». «Nessuno è pregiudizialmente contrario ad estendere i buoni pasto, ma non è fattibile - spiega Silvia Bertola (Uil) - se l'importo venisse messo in busta paga sarebbe tassabile, dunque per i lavoratori sarebbe risibile. E in questo momento, con i contratti pubblici bloccati, non ci sono le condizioni né i soldi per farlo».

Sulla stessa lunghezza d'onda Moreno Marighetti (Cgil): «Pur essendo noi sindacati di categoria - dice - occorre tenere conto del contesto. Non sono tempi per queste cose. In un momento in cui si cerca di tagliare la spesa, dare il buono pasto anche a chi va a casa a pranzo creerebbe non pochi problemi». Sarebbe, per i confederali, un'ingiustizia nei confronti dei lavoratori obbligati ad andare al ristorante. «Più percorribile - aggiunge Marighetti - è l'idea di battersi perché chi usufruisce del buono possa ricevere un pasto più dignitoso».

Replica la Fenalt: «A chi usa il buono crediamo non importi nulla se altri colleghi vanno al supermercato. Non chiediamo un aumento contrattuale, solo una modalità differente di dare il ticket». L'opinione pubblica contraria? «Non ci preoccupa. Se invece che al bar ci facciamo un panino al negozio, gli unici forse a criticarci sarebbero i baristi».













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