Profughi e sicurezza, la sinistra si mobilita 

Futura chiama a raccolta i contrari alla «linea leghista». E la vicesindaco Franzoia: «Fugatti ha disatteso l’accordo con noi»


di Fabio Peterlongo


TRENTO. «No alla cacciata dei richiedenti asilo e no ai vigilantes in Santa Maria Maggiore». “Futura 2018” ieri sera ha chiamato a raccolta simpatizzanti e sostenitori in un incontro organizzato nella sede di via Vittorio Veneto, per intraprendere un percorso di “resistenza civile” nei confronti della giunta Fugatti, che ha richiesto l'espulsione dalla Residenza Fersina di 40 richiedenti-asilo pakistani.

Paolo Ghezzi, consigliere provinciale e leader di “Futura”: «Vogliamo fare anche informazione, non proponiamo solo un approccio emotivo. Avremmo voluto avere qui i richiedenti-asilo pakistani: non hanno voluto perché non sono ancora stati cacciati da Fugatti, il proconsole di Salvini, e cercano di non alzare il livello dello scontro». La vicesindaco di Trento Mariachiara Franzoia ha fatto pervenire un messaggio all'assemblea: «Non riusciamo a comunicare con Fugatti, parliamo lingue diverse, c'era un accordo di collaborazione tra Comune e Provincia da lui sottoscritto e poi disatteso».

Camilla Pontalti, operatrice legale del Centro Astalli, ha sottolineato come espellere i pakistani riporterebbe queste persone ad uno status di illegalità: «I richiedenti-asilo rispondono ai criteri della protezione sussidiaria: in Pakistan sono perseguitati perché rischiano di subire trattamenti disumani. I profughi non scappano necessariamente dalla guerra». Pontalti ha delineato le conseguenze delle recenti modifiche delle leggi: «Il “decreto Salvini” non consente più ai richiedenti-asilo con protezione sussidiaria di accedere ad un medico di base. È chiaramente anticostituzionale, ma ora è legge e gli emendamenti proposti dal Parlamento sono addirittura peggiorativi rispetto all'originale. Ma il “decreto Minniti” può fare danni ancora più grandi, perché prevede che le notifiche delle convocazioni in Commissione per la richiesta di asilo e gli esiti non passino più dalla questura, pur essendo atti pubblici, ma attraverso le strutture come il Cinformi o addirittura le canoniche. Si stanno accumulando tantissime comunicazioni arretrate, con mesi di attesa insostenibili per queste persone». Pontalti ha sottolineato come l'abolizione della protezione umanitaria prevista dal decreto Salvini sia disastrosa anche dal punto di vista puramente economico ed “egoistico”: «I permessi di soggiorno umanitari, che venivano concessi nella maggior parte dei casi, consentivano di avere un lavoro e di contribuire alla società, d'ora in poi non sarà più possibile. Ma il Tribunale di Trento continua a conferire la protezione umanitaria, definendo i richiedenti come casi “speciali”, come previsto dal decreto Salvini». In riferimento ai 40 richiedenti-asilo pakistani, Pontalti ha sottolineato come non siano in nessun modo “clandestini”: «Ciascuno di loro è protetto dalla richiesta di asilo secondo il Trattato di Dublino, il loro status è contemplato dalla legge».













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