Pistola alla tempia: tentata rapina in città 

Vittima Paolo Dal Pai, gestore del ristorante Dolomiti di Corso Buonarroti. Preso a botte e a morsi, reagisce. Fermato un uomo



TRENTO. Si è visto puntare una pistola alla tempia ieri sera a Trento, nel proprio locale, il bar ristorante Dolomiti di Corso Buonarroti, in mezzo ai clienti. Ma lui, Paolo Dal Pai, 58 anni di Trento, il gestore, ha reagito: quella pistola la ha scansata, è finito a terra con il rapinatore e da questo è stato preso a botte ed a morsi. Sangue fuori dal locale, spari, sul posto le volanti; l’azione degli agenti è stata fulminea. Il malvivente è stato disarmato e fermato. Portato in questura, per lui si profila il reato di tentata rapina aggravata.

«Uno spavento del genere non lo ho mai avuto. Se fosse entrato con la pistola in vista forse non avrei reagito come ho fatto. Quando ho sentito la pistola alla tempia, quel freddo...». Queste le parole che Dal Pai consegna alla moglie Rosangela, poco prima di andare al pronto soccorso. La cronaca dell’accaduto sta sulla punta di quella canna di pistola alla tempia di un uomo, a Trento. Attorno alle 18.30 il bar ristorante Dolomiti, è pieno di clienti. Il gestore, Paolo, sta servendo alcune persone, quando dalla porta entra un uomo. Nessuno ci fa caso, è un cliente come un altro. Solo che quel cliente ha una pistola. Palo si accorge di lui quando la canna fredda dell’arma preme contro la sua tempia. Una rapina, l’uomo cerca soldi. Uno scatto, le mani di Dal Pai precedono il pensiero, vanno oltre il sangue gelato dalla paura. Il gestore disarma il suo rapinatore, lo ferma, la pistola cade. I contorni dei corpi sfumano nell’azione, mentre i due cadono a terra, mentre altri avventori tentano di bloccare il malvivente. Botte e ancora botte e poi morsi, il rapinatore non desiste, ma nemmeno Paolo. I due, feriti, sono ad un passo dall’esterno del locale, poi fuori; il sangue: chiazze restano sull’asfalto. Partono dei colpi, le volanti sono già sul posto, allertati da passanti ed avventori. Sono gli agenti della polizia che, in un’azione veloce, disarmano l’uomo e lo fermano. Lo portano in questura, come testimoni e gestore. Al magistrato verrà riferita l’esatta dinamica dell’accaduto, per formulare l’accusa. L’ipotesi è quella di tentata rapina aggravata.

La pistola del rapinatore si è rivelata essere una “scacciacani”. Ma gli spari uditi da molti sembravano veri. Il terrore, nel cuore della città, ha gettato quella parte di via, l’inizio di Corso Buonarroti, nel silenzio più assoluto. Dalle finestre di una casa il profilo di un uomo contro la luce calda. In un’altra abitazione, quella dei Dal Pai, una donna che ricorda. «Successe tempo fa. Un altro uomo tentò la rapina al Dolomiti. Paolo al rapinatore disse “Cos’è che hai detto? Cos’è che vuoi?”. «Bastarono quelle parole per farlo scappare» ricorda Rosangela aspettando Paolo a casa. «Domani (oggi) si riapre. Le persone devono pur mangiare». (f.q.)













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