«Per Tom non ci sono speranze» 

La tragedia del Nanga Parbat. La compagna Stefania Pederiva in lacrime: «Un giorno voglio andare in Pakistan per vedere dov’è» Il giovane alpinista inglese aveva già un biglietto aereo per rientrare in Italia il 7 marzo e raggiungere la val di Fassa che ha scelto come casa


andrea selva


TRENTO. Anche la fidanzata di Tom Ballard ha perso la speranza di ritrovare in vita il giovane alpinista disperso sul Nanga Parbat assieme al compagno di spedizione Daniele Nardi: «Non ha più senso, non c’è più speranza» ha detto Stefania Pederiva, raggiunta al telefono nella sua casa di Vigo di Fassa. E poi ha aggiunto: «Un giorno voglio salire su quella montagna per vedere dove è Tom». Ma per il momento è esclusa la partenza per il Pakistan, anche perché – come spiega il padre della ragazza, la guida fassana Bruno Pederiva, non avrebbe senso avventurarsi in una missione di soccorso o recupero se non ci fosse almeno un avvistamento o comunque qualche elemento sulla posizione: «Se davvero è venuta giù una valanga grande come ci hanno detto, quei due ragazzi li ritroveremo tra vent’anni, come è accaduto con il corpo del fratello di Messner. Mi dispiace davvero, Tom è un alpinista davvero molto forte, sicuramente il più forte dei due, ma l’obiettivo che si erano posti era davvero rischioso, gli avevo sconsigliato di provarci». Intanto la ragazza fassana - inconsolabile - ha pubblicato sulla propria pagina Facebook un ricordo del ragazzo che, camminando a torso nudo, sulla neve le aveva dedicato un messaggio: «Ti amo». L’ultima volta che Stefania ha sentito Tom era il 22 febbraio: «Si annoiava al campo base. Era calmo, stava bene, era contento di andare e con Nardi vedevano come andava giorno per giorno».

Il rientro era fissato per giovedì

Per Tom Ballard e Daniele Nardi la finestra di “bel tempo” che li ha convinti a tentare l’attacco dello sperone Mummery, suona ora come una beffa: il biglietto aereo per rientrare in Italia aveva la data del 7 marzo, giovedì prossimo.

Raccolti 106 mila euro.

Intanto la raccolta fondi partita per finanziare la missione di soccorso ha ottenuto donazioni per circa 106 mila euro. Soldi che serviranno per pagare le ingenti spese dei voli in elicottero (servono 40 mila euro al giorno) che serviranno per recuperare un gruppo di alpinisti sul K2 e portarli al campo base del Nanga Parbat da dove organizzare poi una serie di perlustrazioni con i droni elaborati dal basco Txicon, che possono muoversi ad elevatissima altitudine e con una lunga autonomia delle batterie. A più di una settimana dall’ultima comunicazione ricevuta dai due alpinisti, le ricerche in ogni caso hanno scarsissime speranze di successo, ma per i familiari (oltre che per la burocrazia) il ritrovamento delle salme avrebbe un grandissimo significato. «Per noi Daniele non è solo un amico, ma anche un fratello - si legge sulla pagina del sito gofundme.com - una fonte di ispirazione per la sua determinazione, semplicità e soprattutto amore per la vita. Vogliamo ricambiarlo con un piccolo gesto e non lasciare nulla di intentato». Le somme non utilizzate saranno devolute alle scuole del Pakistan. L'iniziativa è stata riconosciuta dallo staff di Nardi.













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