Patto a cinque per salvare la movida

I candidati sindaco uniti dopo l’annunciata chiusura del Cafè de la Paix. L’Arci: «Faremo di tutto per proseguire»


di Luca Marognoli


TRENTO. La movida va salvata. I cinque candidati a sindaco propongono formule diverse ma concordano su un punto: il centro non può essere “desertificato”nelle ore notturne. Allo stesso tempo va preservato il diritto dei residenti al riposo. Un equilibrio delicato che però bisogna perseguire. L’annunciata chiusura del Cafè de la Paix ha riportato di attualità il tema della vita notturna a Trento.

Sul caso specifico - precisa il sindaco Andreatta - « gli spazi occupati dal locale non sono adeguati, in termini di isolamento acustico, all'attività di musica dal vivo. In assenza degli adeguamenti previsti dalla normativa, era impossibile per il Comune autorizzare i concerti a meno di non essere inadempiente».

Intanto il Comitato provinciale Arci esprime il proprio dispiacere per la decisione dell’associazione Café Culture di lasciare: «Sono purtroppo molte le strutture abbandonate e inutilizzate che potrebbero essere riqualificate grazie al lavoro delle associazioni di promozione sociale e nel rispetto della legalità, se solo il Comune rendesse operativo il piano di affidamento dei beni in disuso, già approvato in consiglio. Esempio ne è l’ex mensa Santa Chiara, come molti altri “non-luoghi” lasciati all’incuria dove nascondere le povertà». Proprio in virtù del valore pubblico del progetto del Café de la Paix, creato dal Forum per la pace, l’Arci annuncia che «si impegnerà con tutti i mezzi a disposizione nel cercare una soluzione con tutti i soggetti in campo per proseguire anche dopo maggio».













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