il dibattito

Omofobia, legge addio. Maggioranza senza voti in aula

Detomas ritira la firma dal ddl. Il Patt: «Fermiamoci» Il centrodestra prosegue l’ostruzionismo, finisce tra le urla


di Chiara Bert


TRENTO. La prima delle tre giornate d’aula dedicate alla legge contro l’omofobia si chiude con il naufragio della maggioranza: il consigliere della Ual Giuseppe Detomas ritira la firma dal disegno di legge, il Patt chiede agli alleati, Pd in primis, di fermarsi.

Chiusa in anticipo la seduta tra le urla dei consiglieri del centrodestra contro il presidente Dorigatti che si rifiuta di dare loro la parola “per fatto personale”, in serata il capogruppo del Patt Lorenzo Baratter invia una nota al presidente Ugo Rossi e ai capigruppo di maggioranza in cui chiede un vertice urgente per questa mattina: «La richiesta del gruppo è che ci si fermi», spiega, «nel Patt ci sono malumori diffusi e l’annuncio di Detomas è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Io non posso garantire un’unità che non esiste, se si arrivasse al voto finale non ci sarebbero i numeri. Visto l’atteggiamento delle minoranze non si può andare avanti altri tre anni così, il Pd deve prenderne atto». A difendere la legge, nel Patt, restano Baratter e Manuela Bottamedi, gli altri si sfilano preoccupati per l’esposizione mediatica della vicenda (vedi articolo in basso, ndr).

Sesso e ornitorinchi, l’incredibile dibattito Da oggi in consiglio altri tre giorni dedicati alla legge contro l’omofobia.  Nei mesi scorsi fiumi di parole, anche di domenica: ecco alcuni esempi

Il vertice di maggioranza di ieri sera si chiude senza decisioni. Il capogruppo Upt Gianpiero Passamani, che pure non è un fan della legge, dice: «Non capisco tutta questa agitazione, le minoranze fanno il loro gioco, i nostri dubbi di oggi sono quelli dell’anno scorso, le priorità sono altre ma ci siamo presi un impegno e si va avanti come previsto. La decisione di Detomas non c’entra con il ddl omofobia, il Patt non cerchi pretesti».

Detomas, appunto. È lui il protagonista del giorno, quando a discussione appena iniziata prende la parola e annuncia il ritiro della sua firma dal ddl: «Il tema è diventato il terreno di uno scontro ideologico e a questo punto dovrebbe tornare in commissione. Dissento dalla deriva che ha assunto questo iter». Maggioranza spiazzata. In aula tutti raccontano la stessa versione: il consigliere Ual ha voluto dare un segnale alla giunta contro il piano di sviluppo della Marmolada approvato lunedì (vedi box sopra, ndr). Lui smentisce. Mattia Civico (Pd), primo firmatario del ddl, ammette che «i consiglieri di maggioranza a volte devono battere i pugni sul tavolo per far sentire la propria voce alla giunta, mi dispiace che il segnale di disagio di Detomas avvenga su un tema di questa portata, su cui non mi risulta abbia cambiato idea tanto che è qui a votare con noi».

Dalle opposizioni prosegue il fuoco di fila. «Una legge pericolosa» per Rodolfo Borga (Civica) che sfodera la foto di due padri gay e si appella alle consigliere contro la pratica dell’utero in affitto. «Non avete altro di cui parlare? Non c’è nessuna urgenza», accusa Claudio Cia. E per Walter Viola (Pt) «esistono cittadini di serie A e B, le firme per gli ospedali periferici valgono meno di quelle sull’omofobia». Il centrodestra fa il suo gioco, rallentando il più possibile la discussione fin dal mattino, con richieste di sospendere i lavori per ottenere informative urgenti su tutti i temi possibili, Valdastico, profughi, Not, Terzo Statuto. Dorigatti accetta due volte ma sbotta di fronte all’ultima trovata, i consiglieri di minoranza che si attaccano tra loro per poi chiedere la parola “per fatto personale”. Una risposta al «canguro» adottato dalla maggioranza, che accogliendo un emendamento di Borga all’articolo 1 ne aveva fatti decadere altri 18. Si passa dal 55 al 73, ma sul tavolo ne resta ancora un migliaio. «Un passo avanti, seppur piccolo», commenta Civico. Ma questo era prima che anche il Patt si sfilasse. Finisce tra le urla. Comunque la si pensi, un brutto spettacolo per le istituzioni.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano