Offese alla Kyenge: denunciato

Serafini aveva scritto: «Torni nella giungla». Espulso da Progetto Trentino. «Ma tutti sono con me»


di Luca Marognoli


TRENTO. Chiedeva le dimissioni del ministro Cecile Kyenge: “Ovunque si muove viene fischiata e insultata”, aveva scritto su Facebook. “Se ne torni nella giungla dalla quale è uscita”. Ieri mattina le dimissioni le ha presentate lui, Paolo Serafini, consigliere della circoscrizione San Giuseppe - Santa Chiara. Dimissioni subito seguite, a mezzogiorno, dall’espulsione da Progetto Trentino, il movimento-partito di Grisenti, e nel pomeriggio da un esposto in Procura presentato dal consigliere provinciale del Pd Mattia Civico. Serafini, autista di autobus, dice di non voler «ledere l’immagine del partito» nel quale è approdato, dopo una decina d’anni di militanza nella Lega e una piccola parentesi (di due mesi) nell’Upt. «Ho cercato di contattare Grisenti, inutilmente perché è all'estero», spiega.

Cosa gli dirà?

Io sono fatto così. Mi ha accolto anche se venivo dalla Lega, ha avuto fiducia.

Adesso forse non l'avrà più.

Può darsi, ma mi conosce e sa che sono una brava persona. Forse non era il momento per scrivere queste cose: siamo in campagna elettorale...»

Non la preoccupa invece ciò che ha detto al ministro: di tornare nella giungla?

Del Congo e dell'Africa si ha questa visione. A uno della val di Fiemme puoi dire: “torna su per i to boschi”, non c'è offesa.

Non le sembra offensivo neanche dare alla presidente Boldrini della “demente che scorrazza in giro per l'Italia con la sua compare nera”?

Una che dice che le case vanno date prima ai Rom e agli immigrati è chiaro che è fuori di testa. Ma di fronte ai miei post la gente ride, c'è satira.

Come Calderoli...

Come Calderoli, esatto.

Quindi lei si autoassolve.

Non mi sento assolutamente razzista: dove lavoro ho ottimi rapporti anche con le persone extracomunitarie. Il mio razzismo è politico: nel 2012 in Italia ci sono stati 255 mila ingressi di clandestini quando esistono già 386 mila immigrati senza lavoro. Tutte persone da mantenere.

Si parla di 20 mila morti durante i viaggi della speranza. Gente in cerca di una vita migliore e di dignità che in patria non aveva.

Fanno pena anche a me, non condivido le dichiarazioni di Boso. La responsabilità è politica: non si possono dare false speranze. Tra gli africani c'è il tam-tam che in Italia ti danno 45 euro al giorno. Lo farei anch’io.

Anche lei sul barcone?

Sarei il primo a salirci.

E quell'immagine di Mussolini postata su Facebook, con il discorso sulla razza?

Il dux? Ho riportato solo un pensiero: attenti che un insieme di culture diverse porta allo scontro. Non era un inno al fascismo. Ma pubblico frasi anche di Pertini, Lincoln...

Nei post c’è pure Napolitano, definito una “salma”.

Quella è una condivisione da Resistenza nazionale, prendo molti post da loro.

E lei è d'accordo nel chiamarlo così?

Sì (ride): ha 100 anni, porca miseria. Nelle mie parole c'è buona fede, non cattiveria.

Oggi lavorava? Come hanno reagito alle sue esternazioni?

Ero sulla linea 16, in collina, fuori dalla bagarre (ride ancora). Ho ricevuto una marea di solidarietà, da amici e colleghi. Ho cambiato la batteria due volte.

Addirittura... E cosa le hanno detto?

Una signora mi ha fermato: “Lei dice cose che pensano in tanti ma non osano dire”.

Farà ancora politica?

Sì: ora cercherò di capire che proposte arriveranno. Ho ricevuto telefonate di solidarietà da parte di esponenti politici di centrodestra.

Le ha sparate grosse per farsi pubblicità allora...

No, guardi che sul web c'è di peggio: gente anche cattiva. Uno di Progetto Trentino mi ha scritto una mail: “Sei un sostenitore di Calderoli che dovrebbe tornare nel suo porcile”.

Non dovrebbe stupirsi che qualcuno usi gli stessi toni...

Voglio dire che le offese non sono solo da una parte.

Alla ministra Kyenge, almeno, chiede scusa?

Io non ce l'ho con lei, ma con la sua linea politica. É stato un modo di esprimersi colorito. Sono un burlone: è il mio carattere.













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