Sanità

Not, studio segreto congelato da 8 mesi

Tre ipotesi per risolvere il caso, ma la giunta provinciale non decide: ogni scelta comporta rischi di ricorsi e risarcimenti


di Andrea Selva


TRENTO. Una soluzione per risolvere il problema giudiziario-amministrativo del Nuovo ospedale del Trentino c’è già. Anzi ce ne sarebbero addirittura tre: nessuna di queste (purtroppo) è indolore per la giunta, i funzionari provinciali e le casse pubbliche. Deve essere per questo che queste tre ipotesi - approfondite in ogni dettaglio all’interno di un documento riservato - sono conservate in un cassetto dal 23 dicembre 2014, cioè da quando le ha formulate un gruppo di lavoro composto da esperti dell’azienda sanitaria, dell’agenzia provinciale per gli appalti, di Cassa del Trentino e dell’azienda sanitaria provinciale.

Il gruppo di lavoro - a dire il vero - non aveva perso tempo: il documento intitolato “Stato della procedura e prospettive sul nuovo polo ospedaliero del Trentino” è stato infatti depositato il 23 dicembre scorso,cioè appena un paio di mesi dopo che il Consiglio di Stato aveva annullato la nomina della commissione provinciale che doveva occuparsi del bando per il Nuovo ospedale del Trentino (Not).

Il nuovo ospedale del Trentino: la situazione attuale

Da allora sono passati oltre 8 mesi e la giunta provinciale - attraverso il neo assessore alla salute, Luca Zeni - dice di aver bisogno di altri mesi di tempo, almeno fino all’inizio del 2016, per risolvere la questione. Dissero lo stesso nel dicembre scorso (bando entro gennaio) e nelle settimane successive (nuovo bando entro la primavera).

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Tempi lunghi

Perché il bando per il Nuovo ospedale del Trentino richiede tanta riflessione? Le risposte sono due. Chi ha fiducia in questa giunta provinciale vi risponderà che l’annullamento del bando per il Nuovo ospedale del Trentino si è trasformato in un’occasione da non perdere per affrontare le scelte sulla nuova struttura con nuove prospettive economiche, in un momento in cui il denaro costa meno rispetto agli anni del primo bando, pubblicato nel 2011. Chi invece non ha fiducia in questa giunta provinciale metterà in evidenza i rischi di ricorsi e di richieste di risarcimento che ognuna delle tre soluzioni comporta, con la possibilità che i protagonisti di questa vicenda siano chiamati a rispondere in prima persona dell’eventuale danno erariale.

Le tre ipotesi

Nel primo caso il gruppo di lavoro indica la possibilità di far ripartire la gara dalla fase della presentazione delle offerte, ma con la partecipazione limitata ai quattro concorrenti che avevano partecipato al primo bando. E cioè il raggruppamento temporaneo di imprese Impregilo (risultato vincitore) e i raggruppamenti Mantovani, Pizzarotti e Cmb. Ma questa soluzione non consente modifiche al bando (che la Provincia vorrebbe apportare) e prevede - oltre a una serie di contro indicazioni - la possibilità di ricorsi da parte di tutte le aziende che, pur avendone i requisiti, non potranno partecipare alla gara.

Le altre due ipotesi sono simili e prevedono un nuovo bando: nel primo caso sulla base dei progetti già presentati (che la Provincia dovrebbe acquistare), nel secondo caso sulla base di un nuovo progetto che la Provincia dovrebbe predisporre assieme all’azienda sanitaria. Qui il rischio è quello di ricorsi e di richieste di risarcimento danni da parte delle aziende che hanno partecipato al primo bando. Tra le ipotesi formulate dalla Provincia l’acquisto delle “idee progettuali” presentate in occasione del primo bando dovrebbero costituire l’elemento di una trattativa con le aziende coinvolte, anche per evitare il rischio di successive richieste di risarcimento dei danni.

Le responsabilità

Da parte della giunta provinciale è sempre stato manifestato un certo disagio per una sentenza - a dire dell’esecutivo provinciale - troppo “indeterminata”. Ma in realtà sia il Tar che il Consiglio di Stato hanno annullato la composizione di una commissione che già altri - tra cui questo giornale in prima linea - avevano criticato. E’ a causa delle scelte dell’amministrazione provinciale quindi se sul Nuovo ospedale del Trentino siamo giunti alla paralisi tanto che ogni scelta comporta conseguenze dolorose per le casse pubbliche con il rischio che anche chi ha seguito le procedure per conto dell’amministrazione provinciale sia chiamato ad assumersi le sue responsabilità.













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