«Non sfrattate la famiglia tunisina» 

Papà, mamma e due figli saranno senza casa entro dicembre. I condomini della Torre 2 scrivono a Comune e Itea


di Chiara Bert


TRENTO. C’è una famiglia tunisina, che da quasi nove anni vive in un alloggio Itea a Madonna Bianca e che entro dicembre sarà sfrattata. E ci sono gli inquilini della Torre 2, più di quaranta condomini, che hanno scritto all’Itea per chiedere che si fermi.

In tempi in cui gli immigrati vengono spesso accusati di “rubare la casa agli italiani”, questa è una storia di solidarietà spontanea e forse inaspettata. «Spettabile Itea», comincia così la lettera scritta a mano e inviata all’Istituto di edilizia abitativa proprietario dell’alloggio, «siamo gli inquilini della Torre 2 di Madonna Bianca. Abbiamo saputo che la famiglia Saadaoui che abita al terzo piano deve andare via per ordine vostro. È una brava famiglia, composta da marito, moglie e due figli che frequentano la scuola primaria. Vive qui da nove anni e non ha mai saltato un mese di affitto». «Abbiamo saputo che nella stessa Torre 2 c’è un appartamento vuoto e ce ne sono diversi anche in altri posti. Chiediamo perciò gentilmente (gentilmente, ecco un avverbio ormai desueto, ndr) che possiate trovare una soluzione senza mandarla via. Grazie per l’attenzione, cordiali saluti». Seguono 42 firme.

La signora Maria Pia ci aggiunge del suo: «Se davvero verranno a sfrattarli, verremo qui nell’atrio a impedirlo. Lo scriva. Io questi bambini li ho visti crescere, il più piccolo aveva nove mesi quando è arrivato qui, vanno a scuola e sono bravi. Sono brave persone».

Alla fine dev’essere questo semplice fatto - l’essere brave persone - ad aver spinto gli inquilini a schierarsi con i Saadaoui. Che ringraziano per la solidarietà. Nei 77 metri quadrati dell’appartamento Itea di Madonna Bianca, in via Bettini, Moheddine e sua moglie Nora, arrivati nel gennaio 2009 dalla Tunisia, hanno costruito la loro famiglia e cresciuto due bambini che oggi hanno 11 e 10 anni. Lui, con problemi di salute, ha un impiego nei lavori socialmente utili, lei contribuisce facendo le pulizie. Ma per pagare un affitto sul mercato e mandare avanti una famiglia di quattro persone non basta. «Quando siamo arrivati - raccontano - ci hanno dato questa casa, un contratto di emergenza per 18 mesi». Nel 2013 il canone mensile è di 25 euro al mese, via via è salito e oggi è di 315 euro. «Affitto sempre pagato», ci tengono a far sapere i Saadaoui.

Il contratto del 2013 - i bambini sono ancora piccoli - ha durata di tre anni, fino al 29 febbraio 2016, «allorché cesserà senza bisogno di alcuna disdetta», recita il linguaggio freddo della burocrazia. Il 2016 è arrivato e poi il 2017. Itea conferma la scadenza, manda una raccomandata con sollecito alla riconsegna dell’appartamento. Si arriva all’udienza in tribunale, ad ottobre: l’Itea chiede lo sfratto per finita locazione. Devono lasciare casa entro il 31 dicembre.

La famiglia ora ha paura. Alle richieste si sono sentiti rispondere che in graduatoria per un alloggio pubblico hanno 200 persone davanti a loro. «Nessuno ti affitta senza un contratto stabile, e poi c’è la cauzione da pagare. Non chiediamo una casa gratis», spiega Nora. Suo figlio una sera le ha detto: «Mamma ho sognato che l’Itea veniva a casa a mandarci via».













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